(L’Inphantile Collective, 2014)
1. Dragged
2. Locked in a Cage
3. Economy Domine
4. Shadows
5. Stoned Edge of Society
6. Desire
7. Unleashed
8. Turning Sun
9. Pororoca
10. Signs of Tragedy
11. Empire
12. 900 Days
13. Corrosion of Personality
14. Neck Choke
15. Impure
16. Anesthetized
17. Bound to Isolation
18. Insect Brain
Da Firenze con estremo furore debuttano i Mass Idolatry, regalandoci diciotto tracce di grindcore dal gusto nord europeo. Impure suona genuinamente classico, il quartetto toscano ha deciso di giocare sul sicuro imbastardendo il loro sound con quel death metal di matrice scandinava dei primi anni novanta, affidandosi ad una produzione tendenzialmente pulita e chiara.
È sicuramente questa l’influenza più forte in questo lavoro, e piuttosto che parlare di grindcore con riferimenti al death metal classico direi di invertire le diciture e godersi ogni canzone di Impure per quello che è: un buon lavoro di ammodernamento di uno stile ormai vecchio di vent’anni anni. Gli elementi distintivi ci sono tutti, a partire dai buoni passaggi ritmici di una batteria altamente nervosa e genuina, con blastbeat e schemi più o meno originali sempre mirati a non perdere quell’istinto omicida e reale che spesso non si sente nei pattern ultraveloci che piacciono tanto ora. Il cantato scelto è un growl poco grave e profondo, molto ‘’grattato’’, una voce che si sposa benissimo con questo stile, mentre il basso è poco presente e pesantemente distorto, una mera estensione delle chitarre che come equalizzazione sono molto legate a sonorità nordiche; suonano molto alla Entombed e alla Dismember, tanto per citare un paio di gruppi chiave, e questo corrisponde a un trend oggigiorno più diffuso, dopotutto c’è una intera generazione di musicisti della scena estrema che fanno come proprio punto di partenza artistico quel periodo storico e geografico. Il discorso vale anche per gli altri strumenti, il richiamo all’ambiente scandinavo è palese sia se parliamo del riffing che della sezione ritmica per intero. Poco male tuttavia, la formula funziona, è evidente la bravura strumentale dei fiorentini, che se la cavano molto bene e costruiscono piccole varianti stilistiche sia nei momenti più veloci sia in quelli più cadenzati e puramente ritmati. Sembra infatti che il disco sia diviso in due parti, la prima la più diretta e veloce, la seconda più votata al midtempo, una diversità abbastanza significativa, per quanto il risultato generale rimanga un po’ troppo statico. Sono però queste piccole tendenze a certe variazioni che fanno pensare che questo sia solo il punto di partenza per i Mass Idolatry, e che possiamo aspettarci dei radicali cambiamenti per le prossime produzioni.
Impure è ottimo per una corsa distensiva all’aria aperta: è un lavoro diretto e privo di fronzoli, che galoppa dalla prima all’ultima traccia con pochi rallentamenti e che va ascoltato tutto d’un fiato con il sudore che vi cola giù dalla fronte, il fiatone e il cuore che batte a folle velocità. Se non volete correre poco male, andate a vedere una concerto dei Mass Idolatry e gettatevi nel pogo sotto il palco, il risultato sarà pure migliore.
6.5