(Forcefield Records, 2014)
1. My Spine Will Be My Noose
2. Subterrean Rivers Of Blood
3. The Opal Chamber
4. Elder
5. The Killer In Us All
6. Splintering Ouroboros
7. Lantern At The End Of Time
8. Every Life Thrown To The Eclipse
9. Forbidden Sorrow
Pare quasi lecito ormai dover definire un’ulteriore ondata del movimento black metal pensando alla scena americana. La stessa, partita in ritardo rispetto alla corrente norvegese, non si basa più su pochi ottimi pilastri ma vanta ormai un ottimo arsenale di musicisti preparati e capaci che forniscono linfa nuova al genere. Oggi vi parliamo della nuova fatica dei Bastard Sapling, definibile sia come side-project degli imperscrutabili Inter Arma sia come entità singola ed indipendente; nonostante sia composto per buona parte da ex o tutt’ora membri della band sludge-black americana, il progetto gode di una personalità ben distinta. Se non fosse per quel profondissimo archivio che è internet sarebbe difficile individuare qualsiasi parentela con gli Inter Arma, tale è la fantasia compositiva di questi musicisti: bisogna fare i complimenti in particolare a Mike Paparo, la cui voce risulta irriconoscibile se confrontata con quella ascoltabile nei dischi dell’altro ben più noto progetto.
A differenza degli Inter Arma, i Bastard Sapling ci propongono una rivisitazione di quella che è stata la seconda ondata di black metal degli anni ’90, giocando con tutti gli elementi a disposizione in un sapiente lavoro tanto reverenziale quanto originale. La matrice sonora è indubbiamente legata ai nomi che hanno fatto la gloria del genere in Scandinavia (Immortal, Darkthrone) ma è presente anche qualche accenno a band extraeuropee, americane e non. Il disco (la cui copertina è una delle più belle del 2014) si apre con “My Spine Will Be My Noose”, nella quale il mix di elementi appena descritto si percepisce in tutta la durata del brano, che può benissimo fungere da campione per quanto si ascolta nell’intero platter. L’atmosfera iniziale è soffusa, vagamente ambient, con tanto di voci riverberate; poi il pezzo esplode in una ferocia tutta blast e distorsione per poi evolversi in un midtempo dal sapore thrash con assoli wah in sottofondo, prima di continuare in un bridge totalmente norvegese e via così di alternanze. L’abilità degli americani di rendere omaggio alle origini del genere senza però apparire derivativi è lodevole, ed un plauso va ai musicisti che riescono in una formula che nonostante la durata non stanca eccessivamente.
Oltre alla prima traccia è degna di attenzione “The Killer In Us All”, che ricorda vagamente i Destroyer 666 coi suoi rimandi thrash particolarmente evidenti se non addirittura ingombranti. Le ultime tre tracce invece presentano gli elementi più interessanti dell’intero lotto: la massiccia presenzia di arpeggi crea un mood decisamente oscuro in cui non è difficile distinguere qualche rimando alla scena francese (vengono alla mente i primi Glorior Belli, o i Deathspell Omega di Si Monumentum Requires…) e la composizione verte principalmente su un’impostazione più atmosferica, mentre la voce assume connotati molto vicini all’interpretazione vocale degli Inter Arma.
La particolarità di questo album sta anche nel sapiente uso del minutaggio. I primi brani infatti viaggiano su coordinate miste e si permettono di arrivare anche a sette minuti, ma lo stacco offerto dalla quarta traccia ambient prima delle due cavalcate successive permettono ai Bastard Sapling di fornirci una pausa per poi tornare a sperimentare e viaggiare comodi su binari lunghi ma non scontati. Instinct Is Forever è un’ottima prova, che piacerà sia ai profondi conoscitori della vecchia scena così come agli appassionati di quella più moderna.
7.5