1. In the Woods
2. Clawmaster
3. Chamber
4. Traces of Liberty
5. Divine Act of Lunacy
6. Grain
7. Breakwater
8. Cult of Decay
9. Torn
10. Soulcarvers
A distanza di quattro anni dall’esordio col botto Guided by Fire, senza tralasciare l’ottimo Isolation Songs uscito due anni dopo, i finlandesi Ghost Brigade si ripresentano puntualissimi con il full lenght album Until Fear No Longer Define Us, riproponendo chiaramente la loro miscela metallica che, a parere di chi scrive, funziona e anche particolarmente bene!
Metal dalle chiarissime sfaccettature melodiche (molto forte l’influenza dello swedish death), ma che non disprezza affatto momenti di incupimento distorto ed oppressivo, ai limiti del black metal scandinavo, come nella malefica “Breakwater” o nell’ottimo singolo “Clawmaster”, dove le chitarre di chiara impronta hardcore sono sempre presenti intrecciandosi come serpenti neri di un rito tribale. Gli elementi dei nostri sono veramente tanti e a volte la lettura dei brani ne risulta particolarmente difficile e tale per cui l’album necessita di molti ascolti, lettura appunto che non può non essere riconducibile ad un verbo di matrice doom metal.
E’ interessantissimo constatare come nel corso degli anni, band come i Down e i finlandesi Ordog, per quanto fautrici di sound completamente eterogenei gli uni dagli altri riescano a mettere di comune accordo tutti, alzando il piede dall’acceleratore e focalizzando il tutto sul fattore atmosferico (dove i nostri si dimostrano dei veri maestri!), lasciando da parte la rabbia catartica, funambolica e giovanile ed innalzando la nostra musica in questione in un genere raffinato e molto colto.
Infine rappresenta poi un autentico piacere per le orecchie poter ascoltare un cantante tanto dotato, espressivo e versatile come Manne Ikonen; membro capace di cimentarsi, in maniera mai forzata, in attimi di assoluta grazia, intervallati ad un growl sapiente e maledettamente in tema col resto del complesso sonoro.
In definitiva un album di elevata caratura che non può che collocarsi un gradino sotto il disco d’esordio ma, come detto ad inizio recensione, capace di riproporre un genere complicato e terribilmente funzionante, tale da porre i cinque finlandesi lontanissimi dal voler cambiare le loro coordinate artistiche.
7.5