(Svart Records, 2015)
1. Pale Pretender
2. Backbone
3. Acts
4. The Dead Layer
5. Lost Prayer
6. The Breasts Of Mother
7. Grey Light
8. Ghostwritten
9. Old Souls
10. Dam’s Lair Road
I Callisto mancavano sulle scene dal 2009, anno di uscita di Providence, disco di post rock ammuffito e infarcito di richiami ai Tool che si salvava solo per l’ottima prestazione vocale di Jani Ala-Hukkala, ai tempi appena entrato nella band. L’ugola del talentuoso cantante finlandese è ancora il maggiore punto di forza della band, ma bisogna ammettere che pure dal punto di vista compositivo qualche passo avanti è stato fatto: il nuovo Secret Youth offre soluzioni più varie e dinamiche rispetto al suo predecessore, che evidenziava alla lunga una certa piattezza di fondo.
Tuttavia, viene sempre di più da chiedersi perché a questa band serva così tanto tempo per confezionare dischi che, alla resa dei conti, risultano poco più che mediocri. Probabilmente la musica non sarà la loro principale occupazione, e altrettanto probabilmente i Callisto saranno musicisti meticolosi che amano lavorare molto sulle proprie composizioni prima di gettarle in pasto al pubblico, ma considerando le potenzialità evidenziate in passato sarebbe lecito chiedere da loro qualcosa di più. Perché i finlandesi anche in questo caso si dimostrano capaci di sfornare brani decisamente godibili, come “Breats Of Mothers” o “Pale Pretender”; e, in generale, Secret Youth scorre via senza insormontabili picchi di noia. Poi però non si può non storcere il naso quando i Callisto ci propinano certi banali intermezzi post metal composti col manuale d’istruzioni a fianco, come accade in “Backbone”, astutamente scelta come singolo di presentazione al disco. Ormai è chiaro come questo non sia più il loro genere di competenza: per fare davvero un salto di qualità (che forse, giunti a questo punto, non arriverà mai) gli spunti su cui concentrarsi sarebbero altri.
I Callisto nel corso della loro carriera hanno dimostrato più volte di non voler far parte dello stesso filone degli Isis e dei Cult of Luna: in questo senso, le atmosfere gotiche di Noir lasciavano presagire la volontà di sviluppare un sound personale e fresco. Invece, dopo quell’exploit, la band finlandese ha deciso di riprendere certe buone cose dell’esordio True Nature Unfolds e tentare un’altra strada, anche grazie alle nuove possibilità offerte da un cantante vero come Ala-Hukkala. Tuttavia, di gruppi post metal folgorati dai Tool e successivamente ingentilitisi ne abbiamo visti ormai fin troppi. Per questo Secret Youth, pur essendo un ascolto tutto sommato piacevole, in una prospettiva più ampia risulta essere solo l’ennesimo disco uscito fuori tempo massimo.
6.5