(Profound Lore Records, 2015)
1. –
2. The Smoke Of Their Torment
3. Dawn Vibration
4. Gardens of Coprolite
5. Wicked Fields of Calm
6. Within Thrall
7. A Veil Is Lifted
8. Scar Sighted
9. All Tongues Forward
10. Aphōnos
Wrest è ufficialmente tornato, risanato dai suoi demoni personali ed ora in grado di addomesticare la propria creatività al fine di incanalarla in un disco degno del nome che si è creato con dischi fenomenali negli anni addietro. Dopo la piena delusione della constatazione di un crollo artistico enorme, quale è stato True Traitor, True Whore, pochi avrebbero pensato che l’artista americano, al secolo Jeff Whitehead, fosse in grado di rialzarsi a dovere. Troppa fretta nel rilasciare il disco? Troppa ingovernabile rabbia in seguito alla denuncia per molestie? Sinceramente, poco ci importa. Vita nuova, linfa nuova. E di ciò Leviathan è il pieno specchio dello stato di Wrest stesso, sua anima complementare e lascito ai posteri di maggior spessore, e siamo lieti di annunciarvi che grazie a Scar Sighted un nuovo inferno è stato rilasciato sulla terra.
Grazie a Jeff possiamo finalmente affermare che una mente sana fornisca l’apice della realizzazione, della trasposizione materiale della creatività artistica di una persona ed un ordine al caos di idee che ognuno di noi coltiva nella propria mente. Fosse vera la leggenda per cui le droghe e la sofferenza veicolino adeguatamente le capacità espressive non avremmo tra le mani questo piccolo gioiello, ed il lavoro precedente sarebbe annoverato negli annali della storia del black metal. La tranquillità che lo stesso Jeff ha trovato nella sua consorte (tale Stevie Floyd di Taurus e Dark Castle, per i meno aggiornati) e il dono di un pupo di nome Grail hanno sicuramente giovato e l’oscurità che tanto abbiamo amato di quest’uomo ha trovato il modo di presentarsi al mondo sotto una veste nuova, ma comunque inalante lo spirito della gloria passata. La qualità di questo nuovo lavoro è elevatissima, si rispecchia nelle sue composizioni tanto quanto negli occhi di chi osserva e contempla l’artwork, magniloquente, misterioso e soprattutto intrinseco di ogni piccolo frammento registrato su supporto fisico.
Ciò che più sorprende è la commistione di moltissimi elementi in una unica formula che, se ad un primo ascolto risulta nuova ed estranea a Leviathan, dopo qualche minuto si rivela essere uno splendido adornamento sulle vestigia marce ed ammorbanti che hanno reso tale progetto musicale una colonna portante del black metal nel nuovo mondo. I primi quattro brani rappresentano infatti le novità eclatanti nell’economia sonora del lotto, ricchi come sono di elaborati e tecnici riff a cavallo tra tempi dispari, cavalcate death e un uso enorme di dissonanze. Wrest si diletta a soffocarci nel miasma black / death (con anche una punta di sludge) di “The Smoke Of Their Torment”, assordandoci con oscuri proclami enunciati con un tono sepolcrale e profondo come mai l’abbiamo sentito, viziandoci l’udito con molte delle soluzioni sonore proposte ultimamente da Deathspell Omega (avete letto bene) e Kriegsmachine, giocandosela però con un gusto compositivo davvero invidiabile. Da “Dawn Vibration” fino a “Wicked Fields Of Calm” si procede nell’evoluzione sonora di un sound unico ma capace di mutare se stesso senza snaturarsi, toccando lidi addirittura ascrivibili al nuovo panorama del post death, includendo pure retaggi sonori palesemente maturati nel corso delle sue ultime collaborazioni (Twilight e Taurus) e un nostalgico ma freschissimo ed azzeccato rimando agli accordi in clean di Lurker of Chalice.
“Within Thrall”, secondo brano presentato al mondo dallo stesso Wrest online, funge da ideale spartiacque ma anche da plausibile collegamento col fallimento precedente, aprendo le danze con un riff spiccatamente thrash / black per poi legarsi con fluidità da direttore d’orchestra alla formula di ambient black a lui tanto cara, che in parte deve proprio al medesimo parte della numerosa discendenza. Onde evitare di risultare fuorvianti, sia ben chiaro che non è totalmente vera la divisione tra una metà che suona totalmente nuova ed una vecchia stilisticamente. Ogni sezione di Scar Sighted presenta novità tutte particolari ed uniche, ma mentre la prima sezione sviscera il lato più ferale e violento di Wrest, la seconda sezione ne svela invece il lato più meditativo. Pertanto l’anima di Leviathan stesso viene così esacerbata delle sue imperfezioni e volta al miglioramento mediante la divisione palpabile dei due volti del progetto stesso, da una parte la ferocia black e dall’altra l’introspezione ambient.
Erompono così paesaggi foschi, ottenebrati dalla malinconia ed imbrattati di cupe e sinistre melodie. Questa commistione di inquietudine, ambient e post black metal sorprende tanto quanto la prima ideale sezione del disco: i giri di chitarra non sono mai banali, seppur più ripetitivi e standard rispetto a quanto udibile nelle prime tracce, e la voce riassume i connotati tipicamente Levathan-iani di asprezza, crudezza e ferocità. Splendida l’idea di inserire nei brani melodie semplicissime, ficcanti, spesso e volentieri sconfinanti in mere frequenze a cavallo tra noise e drone e soprattutto risaltate sopra l’imbastimento sonoro. Ciò che a Jeff qui riesce brillantemente è di riportare alla luce il suo lato più intimo e “fruibile” che negli anni si era perso, avendolo represso sempre più fino a mascherarlo del tutto nell’ostico Massive Conspiracy Against All Life.
“Aphonos” è l’ideale conclusione di un lavoro quanto mai ispirato e ricercato nel suo genere, un bellissimo connubio di black metal americano grezzo, pattern di batteria industrial ossessionanti e ripetitivi e infine, manco a guastare la sorpresa, si ripresentano pure quelle dolci note che ci hanno accompagnato nella seconda sezione. Quasi a voler riconciliarsi con i fantasmi del passato, quest’ultima traccia può essere vissuta come un’evanescente aforisma di ciò che questo progetto è e continuerà ad essere per la scena black: un’eccellenza dell’underground mondiale, capace di osare anche laddove i grandi si sono appollaiati placidi in una vasca stagnante di sicurezze stilistiche insignificanti. Fate che questo disco suoni per voi, amatelo, cullatevi sulle sue note dei vostri timori ed angosce e piangete, perché a livelli così alti non sentiremo nulla per un bel po’.
9.0