(Cheap Satanism, 2015)
1. Ecate
2. Luce/Tenebre
3. Ignis Red Exile
4. Matrice
5. Hyle
Il progetto ?Alos è da sempre espressione a tutto tondo della personalità artistica di Stefania Pedretti. È pertanto davvero difficile, se non impossibile, parlarne senza considerare tutte le manifestazioni extra-musicali del progetto stesso, a partire dai live shows, vere e proprie performance teatrali in cui Stefania attraverso la musica “gioca” col proprio corpo e la propria identità. Per fortuna, però, con il nuovo Matrice il compito del recensore diventa decisamente più facile in questo senso, per quanto sia comunque necessario, per non appesantire un discorso che vorrebbe essere strettamente musicale, tralasciare l’apparato concettuale che inevitabilmente sta dietro ogni uscita della Pedretti.
Dovendo (o forse solo volendo) scindere le due cose in questa sede, si può notare come anche negli ultimi concerti si abbia l’impressione che in questo periodo la performer abbia lasciato maggiore spazio alla musicista. Ciò si riflette inevitabilmente su disco. Matrice è probabilmente l’album in assoluto più musicale di ?Alos: è senz’altro un’opera complessa (siamo nella pura avanguardia), ma anche ricca di spunti molto coerenti. Come sempre lo strumento principale dell’intero lavoro è la voce della Pedretti, che ci guida lungo i quaranta minuti di Matrice mantenendo sempre alta la nostra attenzione, nel tentativo di carpire i messaggi che essa evidentemente vuole inviarci. Ma la voce diventa anche l’unica certezza, l’unico strumento musicale sempre ben riconoscibile mentre si ascoltano questi cinque brani, tutti molto diversi tra loro.
Ciò che più colpisce è quanto Matrice suoni metal. Sulla resa finale avrà anche influito il passaggio del disco tra le mani di un “metallaro” come Lorenzo Stecconi (davvero attivissimo di questi tempi, avendo lavorato anche agli ultimi lavori di Ufomammut e Zu), ma è anche vero che certe soluzioni sono da sempre nel background della Pedretti; sembra però che per l’occasione la performer nostrana abbia esplorato maggiormente questo suo lato. Certamente le lugubri litanie di “Ecate” e gli abissi distorti di “Luce/Tenebre” non potranno non far rabbrividire tanti amanti del black metal più avanguardistico. In “Ignis Red Exile” invece irrompe prepotentemente l’elettronica: sull’impalcatura costruita da Mai Mai Mai (Toni Cutrone) la voce della Pedretti danza sinuosa e perfidamente seducente come non mai. Ancor più a suo agio sembra essere Stefania nella titletrack, un brano reso fortemente industrial dal consistente contributo dei Necro Deathmort, da anni intenti a rivisitare gli incubi dei Godflesh in chiave EBM. Il lato più minimalista e rumorista di ?Alos torna nella conclusiva “Hyle”, in cui emergono i suoni e le percussioni (Giovanni Todisco è l’ultimo ospite) più disparate.
Più dei suoi predecessori, Matrice non è un’opera che pretende a tutti i costi di essere compresa e assimilata, quanto piuttosto un lavoro molto godibile anche solo dal punto di vista musicale, un album che si lascia ascoltare e che si dischiude lentamente a chiunque abbia il coraggio di superare i difficilissimi ascolti iniziali. Nella sua relativa accessibilità, l’ultimo lavoro di ?Alos è un ottimo biglietto da visita anche per coloro che desiderino avvicinarsi per la prima volta ad uno dei progetti di musica sperimentale più interessanti del nostro Paese. Soprattutto i metallari.
7.5