(Earache Records, 2015)
Molto spesso la parola breakdown è sinonimo di Oceano. Pensavate che gli extreme metallers di Chicago fossero morti? Vi sbagliavate. Infatti, i ragazzi sono tornati con un nuovo disco targato Earache Records. Tra il 2009 e il 2010 gli Oceano partorirono una doppietta devastante, un primo album intitolato Depths e un secondo chiamato Contagion. La loro ascesa pareva inarrestabile: dopo queste due perle nere di malvagità e potenza venivano considerati una delle migliori espressioni del deathcore statunitense. Purtroppo, sul più bello qualcosa andò storto e gli Oceano topparono clamorosamente nel 2013 con Incisions, album decisamente brutto, per usare un eufemismo. Il complesso statunitense ha anche rischiato di scomparire, ma grazie alla ferma volontà del frontman Adam Warren la band non si è dissolta nella cenere e, in seguito ad un profondo rinnovamento della line-up, torna con Ascendants. Per il genere proposto non ci sono sorprese, la formula usata è pressoché sempre la stessa. L’obiettivo primario era quello di non emulare lo sfortunato predecessore, ma anzi di tirar fuori e migliorare le poche cose buone che aveva integrandole con una nuova vena compositiva, più oscura e ispirata.
Ascendants è una macchina da guerra. La batteria suonata da Chason Westmoreland degli Hate Eternal, rigidamente in click, rende il comparto ritmico solidissimo, grazie anche al lavoro del bassista Chirs Wagner. A sorpresa viene usato il synth in diversi momenti molto interessanti che si intarsiano perfettamente con le partiture pachidermiche tipiche della band americana. L’interpretazione vocale di Warren è sopra la sua solita media: il frontman ruggisce magistralmente in ogni brano della tracklist e, a sorpresa, ogni tanto si comprende addirittura ciò che canta senza dover ricorrere al libretto delle lyrics. Il guitar work di Scott Smith e Michael Kasper poteva essere più vario, ma fortunatamente, quando le tracce cominciano a risultare un po’ forzate e ripetitive, il disco termina, dopo soli ventinove minuti di autentica e pura brutalità, sulle note della mastodontica “External Existence”. Senza dubbio tra gli altri pezzi più validi proposti dal gruppo bisogna segnalare “Dead Planet”, “The Taken” e “Dawn Of Descent”, che rappresentano in pieno l’evoluzione artistica della band.
Gli Oceano rispondono con una pietrata in faccia alle numerose critiche subite nel corso di questi anni. La loro ultima fatica non sarà una pietra miliare del deathcore (i primi due album restano superiori), ma si configura comunque come un album tanto solido quanto cattivo. Sempre più convinti della bontà di questo progetto, riteniamo che gli Oceano in futuro riusciranno a reinterpretare il genere in altre 50 sfumature.
7.0