Per quanti siano consci dell’importanza della band avere la possibilità di assistere ad un concerto dei Godspeed You! Black Emperor è un’occasione imperdibile. Molto più che”semplice” post rock, molto oltre il concetto di drone, i nostri hanno regalato una performance mozzafiato, e noi siamo qui per raccontarvela.
Non siamo riusciti a presenziare all’intero concerto dell’opening act della serata, Carla Bozulich.
Siamo però riusciti a farci due o tre idee sul suo operato. Da una parte capiamo bene che in Italia un’artista art rock faccia la sua figura, ma dall’altra non riusciamo minimamente a concepirne il nesso con un gruppo dello stile e della caratura dei canadesi. In ogni caso, la formula sonora offertaci dalla signora in questione non ci ha smosso più di tanto, strappandoci piuttosto qualche sbadiglio ed aumentando la trepidazione per il vero concerto che di lì a breve sarebbe partito.
Godspeed You! Black Emperor
Estragon, Bologna
11 / 04 / 2015
Assistere ad un concerto simile vuol dire immedesimarsi, vivere e respirare a pieni polmoni le atmosfere evocate dai musicisti. Nove in tutto i signori, perfettamente equilibrati tra loro, baciati da suoni splendidi e nitidi e dotati di una precisione notevole (se non stiamo a considerare i piccoli nei che risultano poco importanti in questi casi) nell’eseguire quei brani che molto hanno di suite, a cavallo tra post rock, drone e musica etnica. I GY!BE si consacrano ancora una volta come direttori di un’orchestra invisibile che con nervosismo, ecletticità e determinazione ha la capacità di trascinare la mente in territori angusti, a tratti soffocanti ma sempre affascinanti. I Nostri si dimostrano estremamente efficaci nei punti prettamente drone, esagerati (in senso buono) nei punti più etnici e alla fine rimane più l’idea di aver assistito alla performance di un collettivo che di una band, per come durante l’ascolto i brani riescano a miscelarsi tra di loro perdendo i chiari confini che purtroppo un supporto rigido richiede. Nonostante il loro ultimo Asunder, Sweet and Other Distress sia un lavoro incapace di reggere il confronto coi suoi predecessori, siamo felicissimi di spezzare una lancia in suo favore: resi dal vivo, questi brani sono in grado di assolvere il medesimo compito che ci si aspetta dalle altre composizioni della band, ovvero trascinare e violentare i sensi con quello stile inconfondibile dei canadesi. Travolti dall’iniziale “Hope Drone”, i nostri sensi vengono estasiati da un sapiente alternarsi di nuovo e vecchio (“Mladic” viene utilizzata come ideale stacco grazie ai suoi poderosi venti minuti) per poi essere svegliati dal catartico torpore (e dal mal di schiena) alle prime note (o per meglio dire movimenti) della nuova “Asunder, Sweet”. C’è poco da fare, nessuno è rimasto deluso dal gruppo che più di tutti viene osannato come autentica divinità ispiratrice del post rock moderno, e tutti hanno avuto di cui parlare piacevolmente. Esattamente come già accennato, un concerto del genere ha talmente tante analogie con l’esecuzione di una sinfonia e con la libertà espressiva del free jazz che anche se non fossero stati suonati brani veri, ma una jam session fatta di un unico, lungo ed infinito respiro, la soddisfazione non sarebbe stata minore. Superbi!
Setlist:
Hope Drone
Unknown (New Song 1)
Mladic
Unknown (New Song 2)
Peasantry Or’ Light! Inside Of Light!
Lambs’ Breath
Asunder, Sweet
Piss Crowns Are Trebled