(Terror from Hell Records, 2015)
1. Mors Vocat
2. Moloch
3. Fangs In the Flesh
4. Crimson Sand
5. Empire of Guilt
6. Bones and Regrets
7. Escape From Reality
Le SaturninE nascono nel 2010. La formazione tutta al femminile, per una parte laziale e per una parte emiliana, fa uscire nel 2012 una prima già ottima demo, omonima e autoprodotta. Mors Vocat è il loro passo successivo nel panorama estremo italiano.
Dopo un intro già molto esplicativo su quello che ci aspetterà una, lenta e travolgente ondata di ‘’destino’’ ci arriva in faccia in men che non si dica, concretizzata in arrangiamenti semplici e una produzione lo-fi nella quale tutto è ben distinguibile e al suo posto. Il messaggio delle SaturninE risulta chiaro e conciso, privo di cervellotiche elucubrazioni: una batteria che fa dell’incidere cadenzato la sua bandiera insieme ad un basso morbosamente cupo, mentre un’azzeccatissima voce al limite del death metal vecchia scuola si fa strada tra riff piuttosto fangosi, a cavallo tra Saint Vitus e Celtic Frost, che riescono a fissarsi nella testa dell’ascoltatore in maniera granitica. Gli esempi più lampanti sono “Crimson Sand” e “Escape from Reality”; quest’ultima in particolare, posta opportunamente a chiusura di questo cerchio occulto, si può considerare il sunto di tutto il disco. A tratti Mors Vocat palesa un apprezzabile tocco di epicità, grazie ad alcuni arpeggi di contorno; nelle armonizzazioni, che conferiscono linearità e melodia, e nei brevi assoli di matrice doom e psichedelica veniamo catapultati in mondi oscuri e misteriosi nei quali è possibile suonare old school in maniera attuale, mantenendo comunque tutto il fascino del classico.
Un concentrato di estrogeni maligni, doom / death metal e atmosfere fosche dispiegate in sette tracce: questo è ciò che aspetta chi vorrà addentrarsi nell’oscurità fumosa delle nostre SaturninE. Queste ragazze nella loro relativamente breve carriera hanno ormai dimostrato di essere bravissime a non perdersi in ciance e a sbatterci in faccia quintali di mattoni sotto forma di note dolorosissime. Dicono che la linea che separa il dolore dal piacere sia sottile; in questo caso è davvero sottilissima.
7.5