Uno dei fattori che a un recensore fa identificare sin da subito il tipo di prodotto a cui si trova davanti è certamente il rapporto fra il numero di pezzi e la durata totale del disco. Otto brani per quasi tre quarti d’ora. Ossia poco meno di sei minuti a canzone, di media. Se non è doom/stoner questo, è una sorpresa.
Gli emiliani Stake-Off the Witch (qualcosa come “accerchiare la strega”) realizzano un disco, il secondo della loro carriera, per la svedese Fuzzorama Records, specialista del suddetto settore. Compagni d’etichetta dei locali – nel senso di svedesi – Truckfighters, i quattro si differenziano sin da subito da una scena che è per sua stessa natura quantomai statica tramite l’insolita scelta di affidare il ruolo di vocalist a Steph, promettente e azzeccata voce femminile in un genere dominato da status symbol vocali sporchi e polverosi. Oltretutto, e qui viene il bello, proprio la voce diventa un’inaspettata arma tagliente, capace di variare le proprie tonalità (sebbene, come ovvio, nei canoni tipici del genere) e graffiare nei punti giusti. Seguendo le orme dei grandi (leggi Kyuss) ma senza per questo lasciare da parte chi è venuto prima, tramite continui accenni ai Black Sabbath (dove piazzare a livello di storia della musica, altrimenti, il riff alla base di “No One Cares About the Sun”?), gli Stake-Off the Witch compongono un lavoro che ben spazia fra lente parti strumentali e veloci accelerazioni fatte anche e soprattutto di cantati rabbiosi. La doppietta finale, composta dalla prima e seconda parte di una emblematica (sin dal titolo) “On the Negation and Affirmation of Medusa”, è di quelle chicche che aggiungono un anima sensibilmente malata e, in un certo qual modo, lentamente furiosa all’impressione generale che il disco riesce a dare. Sentire i profondi e violenti fendenti di chitarra nello sfumare dell’album per credere.
Risultando così apprezzabili sia dagli ascoltatori di doom di mente un po’ più aperta (anche se, così scritto, pare più che altro un ossimoro) sia da chi cerca il giusto compromesso fra il garage rock più sporco e le sfuriate al limite del metal-rock, il mix che ne esce è decisamente convincente e non fa che aumentare il suo appeal a ogni nuovo ascolto. In definitiva, una piccola perla che potrebbe fare la felicità di tanti.
Voto: 7