(Rise Records, 2011)
1. Acid Rain
2. Black History
3. Salt the Earth
4. Black Mass
5. The Wars: Part One
6. Mi Nombre
7. The Last Outlaw
8. Demons
9. The Reckoning
10. The Wars: Part Two
Devo ammettere che la curiosità era tanta nell’aspettare l’ascolto di questo Black Mass.
I This is Hell sono una band che si è sempre distinta dai cloni attuali dei grandi nomi hardcore per la loro attitudine che bada al sodo, e il loro esordio (edito da Trustkill Records) Sundowning è ancora uno dei dischi punk hardcore che ritorno ad ascoltare con più piacere se ho voglia di questo tipo di sound.
Ma la formula è cambiata, o quasi. Sin dall’opener “Acid Rain” ci rendiamo conto di essere davanti ad una band diversa, con la stessa attitudine ma un piglio decisamente più metal. Il riffing iniziale e l’assolo centrale sembrano quasi rubati ai primi Testament, e si sa che la Bay Area non è mai stata una delle influenze più grandi del combo di Long Island.
E’ pure vero che se c’è una cosa che ha sempre accomunato thrash metal e punk è l’attitudine “don’t give a fuck”, e i This Is Hell sembrano essere davvero l’anello di congiunzione tra due mondi solo apparentemente opposti, degni eredi (con le dovute differenze) di una band ormai storica come i Municipal Waste.
Ridondante durante l’ascolto è la presenza degli assoli che sembrano davvero rubati a geni della chitarra come Kirk Hammet e Dave Mustaine, basti ascoltare i pregevoli intermezzi di canzoni come la titletrack “Black Mass” e “The Wars Part One” che caratterizzano appieno quanto espresso in precedenza: non è possibile paragonare questo album a nessuno dei loro vecchi lavori.
Punk, Metal e perché no anche punte di Glam pervadono un disco dalle molteplici sfaccettature che si lascerà ascoltare con fluidità solo dopo molti ascolti, e questo può essere il punto di forza come lo svantaggio di Black Mass.
Chi si aspetta solamente canzoni da due minuti, intrise di urla e velocità rimarrà molto deluso da tutto questo, ma io personalmente sono davvero felice di trovare una band che nel 2011 suona così nostalgicamente retrò: una sorpresa vera ma graditissima.
Nonostante possa passare come un disco Punk Hardcore, vi sono celate tante di quelle soluzioni dietro che prima ci sembra di essere di fronte ai Refused, poi ai Metallica e infine agli Hatebreed.
Di certo c’è solo una cosa, i This Is Hell hanno scritto un disco sincero che davvero non strizza l’occhio a nessun trend attuale e il plauso va anche alla loro etichetta, la Rise Records, che ha permesso loro di uscire con un LP per niente scontato e di difficile catalogazione.
Voto 8