INTERVISTA AI TOMBS
Ciao ragazzi, e benvenuti sulle pagine di Grindontheroad.com. Volete presentare i Tombs ai nostri lettori che non vi conoscono, e parlarci della vita della band fino all’uscita del nuovo album?
La band è nata 2 anni fa, dopo che i Versoma si sono separati. Originariamente il gruppo era formato da me (Mike Hill), Justin Ennis alla batteria e Domenic Seita al basso. Con questa formazione è stato registrato il primo EP e, poco dopo, Domenic Seita ha lasciato la band ed è entrato a far parte degli A Storm of Light. Al suo posto è arrivato Carson James, ed abbiamo registrato lo split fra noi e i Planks, oltre a “Winter Hours”. Justin fu cacciato dalla band perchè pensava solo a sè stesso, e questo avrebbe impedito al gruppo di partecipare al nostro primo tour in Inghilterra. Fu sostituito da Andrew Hernandez, già batterista degli ASRA.
Ho molto apprezzato il vostro Winter Hours: il vostro nome mi era sconosciuto prima di esso, ma si è rivelato un’ottima sorpresa in campo post-core, in grado di confrontarsi anche con nomi ben più blasonati. Com’è stato accolto fin’ora nel mondo?
Grazie mille! Gli altri dischi avevano ricevuto buone critiche, ma fino ad ora “Winter Hours” pare aver ricevuto i giudizi migliori. Sono molto orgoglioso di questo disco.
Ho parlato di post-core: ascoltando il vostro album, è facile pensare a gente come Neurosis o Isis, ma quali sono realmente le vostre influenze? Io ci sento anche passaggi più chiaramente post rock, così come richiami al black metal più atmosferico…
Sì, hai perfettamente ragione, sono stato molto influenzato dal Black Metal più d’atmosfera. Ci piacciono molto i Leviathan, i Lurker of Chalice eccetera. Personalmente, adoro gli Swans, i My Bloody Valentine e i Joy Division. Anche se le influenze più profonde vengono dall’hardcore di vecchia scuola, come i Black Flag, gli Husker Du, e i primi album degli SST.
Quanto è durato e come si è svolto il processo di composizione di “Winter Hours”?
Abbiamo impiegato un anno intero per scrivere il disco, ed è stato registrato in 12 giorni. Circa un mese prima di entrare in studio abbiamo registrato un demo, in modo tale da concentrarci su tutti gli aspetti di massima e sulle idee riguardanti la produzione. Ho avuto la possibilità di lavorare molto per conto mio, così da appianare e perfezionare tutti i dettagli.
Il contrasto tra melodie eteree e parti più aggressive è voluto o è stata la naturale messa in pratica delle vostre varie influenze?
Tutto è venuto fuori in maniera abbastanza naturale. Credo sia ormai parte del nostro stile, da questo punto di vista.
Apprezzo molto come siete riusciti a creare le vostre atmosfere mutevoli semplicemente con l’uso di chitarra, basso e batteria: non avete mai pensato di aiutarvi con tastiere o altri mezzi?
Forse sì. Non mi sono mai opposto alla possibilità di utilizzare certi strumenti in altri contesti, e infatti stiamo sperimentando il tutto in sede live.
Cosa ci si può aspettare da un vostro show live?
Volumi potenti.
Siete usciti dall’anonimato un po’ a sorpresa, grazie alla Relapse: come siete entrati in contatto con loro?
Conosco alcune delle persone che lavorano per Relapse da più di dieci anni. Quando il gruppo è arrivato ad avere nuove canzoni e tutto è diventato più “maturo” e stabile, ho spedito un demo a quei ragazzi chiedendo loro di dargli un’ascoltata. Ed ecco come siamo entrati a far parte di questa label.
Da cosa nascono il nome del gruppo e quello dell’album?
Abbiamo scelto il nome perchè sembrava potente e dark. Stando al solo nome, il gruppo potrebbe suonare qualcosa come i Godflesh o i Bauhaus…che, in ogni caso, è più o meno quello che siamo.
Il nome dell’album viene dall’idea che il mondo sia nelle sue ultime ore di vita, sull’orlo dell’apocalisse.
E di cosa parlano, più nello specifico, i vostri testi? Rispecchiano le atmosfere apparentemente decadenti della vostra musica, e c’è un tema che li accomuna? In particolare, mi hanno incuriosito le parole di “Filled With Secrets”…
I testi sono stati ispirati da stati di ansia, depressione, paura e insonnia. Nel corso dell’anno ho avuto diversi incubi. Quando, da ragazzo, vivevo ancora con i miei genitori, una mia compagna di classe venne trovata morta in un fiume che scorre vicino a dove sono cresciuto Nei miei sogni, mi appare come un fantasma, con segni di strangolamento sul collo, e tenta di parlarmi in un linguaggio che non riesco a comprendere. E questa è l’ispirazione dalla quale ha preso spunto il testo di “Filled with Secrets”.
Che cosa ascoltate maggiormente negli ultimi tempi? Personalmente, in campo post-core, ho molto apprezzato l’album dei Buried Inside…
I Buried Inside sono fantastici. Recentemente, ascolto gli ultimi album dei Wolves in the Throne Room, dei Malevolent Grain e dei Black Cascade. Abbiamo appena terminato un tour assieme a loro e ai Pelican, e quindi ho avuto un lungo periodo di ascolto dei Wolves in the Throne Room. Ho molto ascoltato anche gli Angels of Light.
Avete qualche tour in programma? Riusciremo a vedervi dal vivo in Europa e magari pure in Italia?
Stiamo per partire per un tour in compagnia di Isis e Pelican. Forse è in programma qualcosa anche a proposito di un tour assieme ai Buried Inside, intorno al prossimo Novembre.
Altri programmi per il futuro? Vedremo presto un successore di “Winter Hours”?
Siamo costantemente al lavoro su nuove idee per alcuni brani. Dopo il tour con gli Isis abbiamo progettato di dedicare i prossimi mesi alla produzione di nuove canzoni, e abbiamo già tre brani su cui stiamo lavorando a diversi livelli.
Bene, non ho altre domande. Grazie per la disponibilità, a voi le ultime parole!
Ci vediamo in tour, ciao!