Il loro Dalla Nascita è stata una delle più belle sorprese che l’underground italiano ci abbia riservato nel 2011, nonostante fossero una band già molto interessante: stiamo parlando dei piacentini Dyskinesia, che con le loro sonorità fredde e le atmosfere evocative che son capaci di creare hanno affascinato buona parte della redazione di Grind On The Road. Abbiamo voluto indagare su questa interessante realtà musicale per capire cosa si cela dietro le loro trame “post-ambient-sludge” (o in qualsiasi modo vogliate definirle), in attesa di vederli live il prossimo 25 marzo al Sidro Club.
Ciao ragazzi, benvenuti su Grind On The Road! Cominciamo con le presentazioni, chi sono i Dyskinesia e qual è la loro storia?
Riccardo: I Dyskinesia nascono da me e Sisto, l’altro chitarrista, nel 2006. Abbiamo fatto poco più di un’ anno a suonare con un batterista e il risultato è stato Live in Prypiat. Dal 2008 abbiamo cambiato parecchie cose. Si è aggiunto Enrico alla batteria e Federico alla voce, solo per ultimo dopo diverso tempo Luca al basso. Poco tempo dopo eravamo in studio a registrare “Dyskinesia”.
Volete dire qualcosa, per chi non vi conoscesse o avesse sentito solo l’ultimo Dalla Nascita, sui vostri precedenti lavori, e sull’evoluzione che ha intrapreso la vostra musica per arrivare all’ultimo album? Quali sono le principali influenze dei Dyskinesia dagli esordi ad oggi?
Riccardo: Live in Prypiat è sicuramente un discorso a sé, era un’altra formazione e ha poco senso paragonarlo agli altri.
“Dyskinesia” è stato, nel 2009, il primo disco a cui abbiamo lavorato in cinque. E’ difficile, per chi ha suonato, valutare i propri lavori e ancora di più lo è individuare un senso, un’evoluzione in qualcosa che ti ha coinvolto in prima persona. “Dyskinesia” è sicuramente un disco più pesante nei suoni e nei riff, in questo senso è un disco molto più “metal” di quanto non sia “Dalla Nascita”.
Nel 2010 sono poi usciti i due split, con Corpoparassita e con Gioventù Suicida Studentesca, e anche in questo caso è difficile cercare continuità o meno con l’altro materiale. Sono pezzi che sono stati pensati apposta per essere in split con gruppi di un certo tipo e anche nel comporli abbiamo avuto un approccio differente.
“Dalla Nascita” contiene materiale composto nel 2010 ed esce nel 2011.
Parliamo invece di Dalla Nascita: com’è nato e si è sviluppato, com’è stato accolto per ora e soprattutto se ne siete soddisfatti a distanza di qualche mese dalla sua uscita “non fisica”…
Riccardo: Come ti dicevo “Dalla Nascita” nasce da pezzi che abbiamo composto nel 2009/2010 e abbiamo registrato nel 2010 a Piacenza con Cammello Cristi nello studio Giardini Sonori. Tra le registrazioni e l’uscita del disco è passato diverso tempo per vari motivi, principalmente perché non ci era chiaro il come gestire l’uscita dl disco.
A distanza di tempo io sono molto soddisfatto di come sono andate le cose, la possibilità di scaricare gratuitamente il disco ti da l’occasione di far sentire il più possibile il materiale ed è questo quello che interessa a un gruppo come il nostro. Non è sicuramente attraverso un disco che ci si guadagna e anzi, non vedo proprio nessun modo in cui si possa guadagnare con la musica, ai nostri livelli. Ciò che spinge avanti è la volontà di suonare e di essere misurati, ascoltati e seguiti per quello che si suona. In questo senso quindi tutto quello che allontana da un approccio diretto, semplice e “onesto” è una perdita di tempo.
A proposito dell’uscita dell’album, com’è nata la collaborazione con Frohike? E ritenete che quella del download gratuito con pubblicazione fisica futura attraverso donazione sia una strada che potrà essere adottata in futuro da più bands?
Riccardo: Con Frohike collaboriamo oramai dal 2009, dall’uscita di “Dyskinesia”. Ci hanno appoggiati per tre dischi e nulla toglie che anche in futuro lavoreremo con loro. L’idea del download più la donazione è venuta a loro, noi inizialmente avevamo pensato solo al download e, oramai che siamo arrivati praticamente alla release “fisica” direi che è stata una buona idea. Ha permesso in relativamente poco tempo di far girare un sacco il disco e permetterne una stampa allo stesso tempo. Personalmente lo consiglierei, non è assolutamente un ripiego di serie b.
Parliamo di musica. Come definireste la vostra musica a chi non vi conosce? Ovviamente vi è concesso esprimervi con descrizioni particolari, noi in sede di recensione abbiamo sottolineato quanto sia difficile racchiudervi in parole che esprimano sottogeneri musicali (o presunti tali).
Riccardo: Non saprei proprio da dove cominciare. E’ stata più volte definita come un “qualcosa che cambia di continuo” e in questo c’è qualcosa di vero. Ogni pezzo è un fatto a sé. Cerchiamo sempre di lasciare che sia la musica a fare il suo corso e non di forzarla per piegarla della forma giusta di un “genere”.
Come nasce un brano dei Dyskinesia?
Riccardo: Nasce solitamente da un riff o da un’idea che si cerca di sviluppare tutti assieme, per lo più improvvisando.
Cosa significa il titolo “Dalla Nascita”? E perché la titletrack è l’unico brano che ha davvero un titolo?
Riccardo: “Dalla Nascita” è originariamente un pezzo che fu inserito nella compilation del forum Neuroprison. La traccia del disco numero 4 è un remix fatto da noi di quel pezzo. Non c’è poi un particolare motivo per cui abbiamo chiamato cosi il disco, non è un concept album. “Dalla Nascita” rende l’idea di qualcosa che è sempre stato in un modo, che non è conseguenza di un cambiamento o semplice apparenza. E’ qualcosa che è così e sempre sarà così, qualcosa che appunto ci si porta dietro “dalla nascita”. Poi questa è la mia opinione, non essendo un concept ben venga che ognuno si faccia la sua.
I Dyskinesia sembrano un gruppo prevalentemente strumentale, eppure, pur avendo un ruolo a primo impatto limitato, la voce ha un’incredibile potere evocativo nei vostri brani. Cosa vi ha spinto a inserire questo particolare tipo di voce nella vostra musica?
Riccardo: Federico ha iniziato a suonare con noi nel 2008, quando Enrico è passato alla batteria. Il sound attuale di Dyskinesia nasce quindi anche dalla voce, ugualmente che dagli altri strumenti. L’idea di fondo è proprio quella di utilizzare la voce come se fosse uno strumento e in questo senso molti pezzi sarebbero estremamente vuoti e ripetitivi senza.
Dalla Nascita sembra molto più immediato e fruibile rispetto ai vostri precedenti lavori, probabilmente anche per la presenza di brani più brevi, ma anche per un diverso gusto melodico. E’ una nostra impressione o è qualcosa che pensate anche voi, indipendentemente dal fatto che possa essere una cosa volontaria o meno?
Riccardo: Personalmente sono d’accordo. “Dalla Nascita” è molto più diretto ed essenziale rispetto ai pezzi di “Dyskinesia”, dove spesso cercavamo di stressare al massimo la canzone con riff e atmosfere portate all’estremo. Il cambiamento c’è stato e c’è anche rispetto al nuovo materiale che stiamo componendo in questo periodo, non è un qualcosa che si va a ricercare, tanto che ci si accorge di questo solo dopo molto tempo.
Prima abbiamo parlato di generi ed etichette che si danno alla musica. C’è qualche commento che sentite o leggete di frequente sulla vostra musica che proprio non vi piace?
Riccardo: No, a dir la verità di quello che ho letto in giro non c’è nulla che proprio io ritenga falso o non giusto rispetto al gruppo.
Ad esempio, probabilmente verrete spesso accostati al “post” metal, vista anche la relativa popolarità che questo genere sta godendo. Noi stessi abbiamo parlato di post metal recensendo Dalla Nascita, anche se l’elemento drone e ambient nella vostra musica è spesso prevalente. Cosa vuol dire “post” per voi? Un’etichetta qualsiasi, o è sinonimo di una volontà di comporre e sperimentare qualcosa di nuovo?
Riccardo: Per me, “post” vuol dire veramente poco, fatico veramente a capire a cosa si riferisce. Ho ascoltato i vari Isis, Neurosis e simili ma non sono neanche gruppi che mi hanno cambiato più di tanto la concezione della musica. Devo molto di più ad altri gruppi, penso a gruppi come Lustmord, Swans, GSYBE e Mono o anche gruppi più estremi come Genocide Organ o Brighter Death Now.
Ultimamente ascolto molto volentieri anche parecchia elettronica, dub e trip-hop.
Non sei l’unico, rispetto a Dalla Nascita, a sottolinearne l’impronta “drone” e la cosa mi stupisce. Io ho ascoltato parecchio il drone, e in particolare mi viene in mente quello dei Sunn O))) di Black One o White 2 e per come ce l’ho in testa non lo sento nel nostro disco. Il drone è qualcosa che si sviluppa nel tempo di una canzone, noi invece lavoriamo molto sulla ripetizione, sull’ossessività di un riff e credo sia qualcosa di molto diverso.
La copertina del disco è un paesaggio nevoso. Cosa simboleggia? E soprattutto, quando componete un brano cercate di immaginare uno “scenario mentale” o vi piace solo pensare che ogni ascoltatore “veda” immagini e provi emozioni diverse ascoltando la vostra musica?
Riccardo: Come per il titolo anche la copertina è stata scelta perché “suonava” bene con il resto. Non c’è un motivo preciso ma crediamo possa essere di un qualche aiuto per capire il prodotto che è Dalla Nascita. E’ un’immagine di dolore, di solitudine e di abbandono, e questo va bene.
Cosa dobbiamo aspettarci da un vostro live show?
Riccardo: Quello che si sente sui dischi è registrato in presa diretta, senza sovraincisioni. Quello che cerchiamo di fare dal vivo è di mantenere quella stessa naturalezza e quello stesso impatto.
Quali sono i progetti futuri dei Dyskinesia?
Riccardo: Ora stiamo lavorando a nuovo materiale, abbiamo già diversi pezzi e personalmente non vedo l’ora di rientrare in studio, di registrare e di lavorare su nuove canzoni, nuovo disco o qualsiasi altra cosa si decida di fare.
Grazie per la vostra disponibilità ragazzi, chiudete come preferite quest’intervista. Ci vediamo il 25 Marzo, al Sidro Club di Savignano sul Rubicone!
Riccardo: Grazie mille a voi, per l’intervista, per la recensione e per esservi tanto impegnati per la data del 25. Un saluto a tutta la redazione!
http://www.frohikerecords.com/dallanascita/
http://dyskinesia.bandcamp.com/