(Relapse Records, 2011)
01. Malice
02. Simple Math
03. End Time
04. Fuck Cancer
05. Celebratory Gunfire
06. Small Talk
07. 58 Caliber
08. Swift and Violent (Swift Version)
09. Crawling Man Blues
10. Lottery
11. Warm Embrace of Poverty
12. Old World Order
13. Butcher
14. Killing Planet Earth
15. Gut-check
16. All Work and no Play
17. Addicted
18. Sweet Dreams
19. Eco Friendly Discharge
20. Twenty Bag
21. Trash
22. Drink Up
23. Control Room
E’ già uscito da qualche mese il nuovo lavoro dei Brutal Truth End Time, ed erano in molti ad aspettarlo con impazienza, in quanto la band è stata, insieme a Napalm Death e Terrorizer, un gruppo fondamentale per la scena grind mondiale. Dopo la reunion del 2006 i Brutal Truth pubblicarono l’album Evolution Through Revolution, disco valido anche se non fece gridare al miracolo: l’album sembrava avere come unico scopo quello di dimostrare che la band era ancora viva, ma non aveva aggiunto niente di particolare alla loro discografia, ed è per questo che serviva una conferma, una dimostrazione che la reunion non era stata un fuoco di paglia per cercare di rivivere i vecchi fasti, ma qualcosa di più, soprattutto considerando che nella loro carriera i Brutal Truthhanno pubblicato sei album (più split, live e raccolte varie) in cui hanno mostrato come il gruppo, in ogni album, abbia cercato di non ripetersi mai ed evolvere il proprio sound.
Anticipiamo immediatamente che con End Time sono stati fatti notevoli passi in avanti rispetto al suo predecessore, ed anche se non siamo ai livelli di Need to Control e soprattutto Extreme Conditions Demand Extreme Responses (capolavori grind degli anni novanta), bisogna riconoscere che i Brutal Truth sono una band diversa, maturata rispetto al passato ed addirittura più malata, grezza ed estrema. Dimostrazione questa che la band ha continuato con quella evoluzione del proprio sound iniziata nel lontano 1990, ed è questa la cosa veramente positiva.
La band appare in piena forma e dimostra di avere ancora tanto da dire. È notevole come il nuovo chitarrista Erik Burke, che ha preso il posto di Brent “Gurn” McCarty dal precedente album, abbia acquistato maggior sicurezza e personalità, molti riff di chitarra suonano infatti tremendamente originali ed ispirati. Sinceramente la prima volta in cui abbiamo sentito la notizia della reunion senza lo storico chitarrista avevamo dei grossi dubbi, dei quali ci siamofortunatamente dovuti ricredere, complice anche la presenza del mitico Dan Lilker al basso, sinonimo di qualità.
Entrando più nello specifico, l’album è composto da 23 tracce, e come da tradizione la maggior parte dei pezzi non supera i due minuti di durata, fatta eccezione per pochi brani come “Malice” e “Warm Embrace of Poverty” canzoni lente, malatissime, dai tratti sludge che conferiscono all’album un’atmosfera ancora più malsana. Gli altri venti brani sono composti da sfuriate grind, rallentamenti dissonanti, urla impazzite del sempre ottimo Kevin Sharp e dalla batteria schizofrenica di Richard Hoak. Ogni tanto nei brani vengono inseriti passaggi inusuali per la band, come nel finale del brano “End Time”, in cui è presente un assolo melodico, oppure i 15 minuti di puro rumore di “Control Room”. Per finire come non menzionare il brano “Trash” della durata di 5 secondi?
Questi sono i “veri” Brutal Truth, e siamo veramente contenti che siano tornati su tali livelli. Album consigliato ai vecchi fans ma non solo.
7.5