(Alternative Tentacle Recordings, 2012)
1. Rat
2. Decay
3. No Chance
4. Pigeon
5. Metropolis
6. Ghost
7. Don’t
8. Stuck
9. Roach
10. Ha Ha Ha
Una mano insanguinata. Un titolo: Wreck. Un nome: Unsane. Un sorriso si disegna sul nostro volto. Sono tornati, ed è tutto come da copione. A partire dalla copertina, per arrivare alla musica vera e propria, è tutto così prevedibile da risultare paradossalmente rassicurante (per quanto possa esserlo un loro disco, s’intende). Wreck è esattamente quello che ci aspettava dagli Unsane: l’ennesimo grande album, un frullato di pessimismo cosmico, violenza e schizofrenia.
Sin dai primi anni ’90, la ‘normalità’ e il compromesso non hanno mai trovato spazio nella musica del trio newyorkese: hardcore, noise, metal estremo, rock ‘n roll distorto e stuprato in ogni modo. In una parola, rumore. Un’attitudine nichilista perfettamente incarnata nel leader Chris Spencer, che con le sue urla laceranti ha contribuito a rendere gli Unsane una delle realtà di punta della scena noise mondiale. A partire dal 1991, album dopo album (sette in tutto), non hanno mai deluso i propri fans, rimanendo perfettamente coerenti a sé stessi, sia a livello musicale che a livello attitudinale.
In questo senso, Wreck non esce dal seminato: ci troviamo di fronte ad un disco folle, violento, schizzato. Completamente fuori di testa. “Rat” è una dichiarazione d’intenti: batteria stile carrarmato, voce sguaiata, chitarra che prende il rock ‘n roll e lo destruttura, massacrandolo e trasformandolo in rumore bianco. Rispetto al precedente Visqueen, in Wreck assistiamo ad un leggero rallentamento complessivo. Esempi perfetti di questa tendenza sono “No Chance”, puro sludge tritaossa, in cui fa capolino anche un’armonica a bocca, e la sorprendente “Stuck”, che si addentra in territori più tipicamente post/slo-core. Notevole anche il ritorno al passato rappresentato da “Ghost”, che sembra uscito da un disco noise dei primi anni ’90, mentre “Metropolis” ci stordisce come solo un pezzo degli Unsane potrebbe fare. Merita una menzione la cover di “Ha Ha Ha” dei leggendari Flipper, tanto riuscita quanto lontana dall’originale.
Nel 2012, la proposta degli Unsane è ancora tra le più estreme in circolazione (forse solo i Today Is The Day sono riusciti a ricreare qualcosa di simile), con buona pace di certi blacksters intransigenti. Tanto in studio quanto dal vivo, hanno mantenuto intatta la propria attitudine sanguigna, pessimista fino al midollo. Hanno continuato a produrre musica disturbante, fuori dagli schemi, senza mai cedere di un millimetro. Nonostante suonino più o meno le stesse cose da ormai vent’anni, gli Unsane riescono a non essere delle macchiette, delle caricature di sé stessi; Wreck è un disco genuino, coerente, di certo non innovativo ma qualitativamente eccelso. A questo punto, viene da chiedersi se faranno mai un passo falso. Nel frattempo, noi ci godiamo l’ennesimo grande album.
7.5