(My Kingdom Music, 2012)
1. Suicide Syndrome;
2. One Last Night;
3. Perfect;
4. Suffer In Silence;
5. My Precious;
6. Livsgnist;
7. New Life – New Beginning
Livsgnist è l’album d’esordio per i norvegesi So Much For Nothing che, nonostante un nome da gruppo punk melodico, propone una curiosa commistione fra vari elementi, la maggior parte dei quali non trova posto all’interno delle caratteristiche comuni del metal estremo. La band si presenta come un duo in cui spicca il batterista Uruz, già membro o turnista per progetti ben più riconosciuti come Urgehal o Shining; Eric Unsgaard fa le veci di tutti gli altri strumenti necessari, in particolare prestandosi ad una prova vocale davvero degna di nota.
In generale questo progetto presenta tantissime sfaccettature per cui di black metal rimane davvero ben poco a favore invece di strutture decisamente più rockeggianti, con una predilezione per mid-tempos senza mai sentire la necessità di spingere sull’acceleratore. Il songwriting si presenta comunque molto compatto e curato, con inserti e apparizioni fugaci di elementi molto particolari come la tromba all’inizio di “New Life – New Beginning”, violini in “Suffer In Silence” e addirittura il sax in apertura della prima canzone: già questa peculiarità mostra come Livsgnist non sia il classico album di metal estremo o di depressive, mettiamoci in più che un’influenza enorme sembrano essere gli Shining svedesi (non quelli degli esordi e nemmeno quelli degli ultimi due album per fortuna, ma quelli di The Eerie Cold e soprattutto Halmstad) e il cerchio inizia a chiudersi. Alla affermata band di Kvarforth fanno riferimento anche molti passaggi e aperture di chitarra, assieme ad un drumming preciso ma molto vario che non sfora nel virtuosismo, come qualche volta ad Hellhammer è capitato, e ad un cantato che quasi plagia la lezione impartita dagli svedesi; Eric Unsgaard infatti, pur fornendo una prova incredibile dietro al microfono, paga un po’ la somiglianza vocale e stilistica con lo svedese, nonostante si sforzi più e più volte di rendersene indipendente o, perlomeno, di fornire un’interpretazione convincente (e questo gli riesce benissimo) magari tentando anche la strada del cantato in pulito come nella titletrack “Livsgnist” o ancora in “Suicide Syndrome” (in cui la voce si avvicina ai migliori In The Woods). Non solo Shining comunque, ma anche Lifelover in un certo senso: pur non essendo così “frivoli” ed immediati, le radici della musica dei So Much For Nothing affondano nel rock allo stesso modo, quindi le canzoni presentano una struttura ben chiara senza vergognarsi di lasciare che sia un ritornello a fare da colonna portante all’intero brano (“One Last Night” in questo caso). Tempi così cadenzati possono però livellare leggermente la musica proposta e qualche passaggio di doppia cassa qua e là non cambia la situazione: prendiamo come esempio lo splendido riff iniziale di “Suffer In Silence”. Uno dei pochi che rientrano pienamente all’interno del black metal, ma che viene subito smorzato da tempi di batteria lenti e blandi, che attenuano tremendamente la tensione che un giro del genere dovrebbe sostenere. Ma forse questo specifico caso è stato più un errore di “presunzione” che altro, visto che si parla di un brano di quasi dodici minuti che presenta anche una parte acustica al suo interno e qualche richiamo al particolarissimo modo di cantare di Meyhna’ch, oltre che violini vari come già segnalato in precedenza.
Ambizioso sicuramente, ma ben costruito ed amalgamato, Livsgnist è un buonissimo esordio; difficile da digerire sotto certi aspetti, soprattutto se spacciato per un disco black metal tout court, ma nel complesso affascinante e con ottime soluzioni. Rimane solo da liberarsi dell’enorme spettro degli Shining (che qui gioca un ruolo davvero fondamentale) e siamo a posto.
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