Incontrare Jamie Saint Merat, batterista e leader dei neozelandesi Ulcerate, dona un certo stupore: non ci si spiega come una persona così pacata e cordiale possa diventare una tale macchina ipnotica una volta seduta dietro le pelli del suo drumkit, capace di disegnare trame sonore con una continua alternanza di furiose parti in blast beat a momenti più cadenzati e distesi. Molto probabilmente è questo il segreto di questo fenomeno della batteria che continua a mantenere viva la fiamma di una band altrettanto fenomenale. È come se la sua mutevolezza tra i momenti on-stage a quelli giù da un palco si riflettesse in un drumming intelligente ed ipnotico. Quella che riportiamo di seguito sarebbe dovuta essere una video-intervista registrata sabato 18 febbraio, giorno in cui gli Ulcerate hanno tenuto un indimenticabile show, organizzato da GOTR booking, al Big Barrè di Pievesestina di Cesena. Purtroppo per limiti di tempo ciò non è potuto accadere, ed abbiamo così deciso di contattare Jamie via mail per parlare della situazione attuale degli Ulcerate, del contratto con Relapse Records e del nuovo album, per il quale la band sembra avere già le idee ben chiare…
Intervista a cura di Ico & Venomous. Traduzione e introduzione a cura di Dave.
Questo è il vostro primo tour europeo da headliner, quali sono i riscontri ricevuti fino ad ora ed in quale paese vi siete trovati più a vostro agio?
Direi che tutto il tour è stato una bomba, e non c’è stato alcuno show che non sia stato soddisfacente. Le migliori reazioni del pubblico le abbiamo viste senza dubbio in Polonia, seguita dalla Scozia dalla quale abbiamo ricevuto responsi incredibilmente positivi.
Qual è la situazione degli Ulcerate in questo momento? E’ passato ormai un anno dalla pubblicazione di “The Destroyers Of All”, e il vostro prossimo album uscirà per Relapse Records: sembra che la vostra popolarità stia aumentando ultimamente…
Abbiamo appena iniziato a scrivere il quarto album, e ci stiamo preparando per un breve tour negli Stati Uniti nel mese di maggio. Una volta tornati dal tour ci getteremo in una full-immersion di scrittura del nuovo materiale, con l’intenzione di registrare il disco negli ultimi mesi dell’anno a seconda dall’andamento della fase di scrittura. In termini di esposizione e notorietà stiamo sicuramente crescendo: ogni album che abbiamo pubblicato ha visto un crescendo di feedback positivi, e ciò è una cosa grandiosa per la band.
“The Destroyers of All” è un album più maturo di “Everything is fire” sotto diversi aspetti; le strutture delle canzoni sono sempre più complesse e dilatate, le parti atmosferiche aumentano e catturano più facilmente l’ascoltatore manifestando maggiore espressività e voglia di comunicare con l’ascoltatore; continuerete su questa strada o pensate di aver raggiunto un modo di suonare che vi soddisfa?
La strutturazione di The Destroyers of All è leggermente più complessa rispetto a Everything is Fire. L’album è stato scritto in maniera lineare; praticamente, in qualche strano modo, si è scritto da solo. L’incremento delle parti atmosferiche ed il loro sviluppo sono aspetti che volevamo esplorare, ma in generale penso che oggi vorremo rifinire dei piccoli dettagli. Con il nuovo materiale stiamo favorendo parti più aggressive, riproponendo qualche elemento ritmico che avevamo inconsciamente minimizzato in The Destroyers of All. Il piano quindi è quello di far suonare il tutto più violento. So che molta gente temeva che avremmo proseguito su questa strada, dando sempre più peso alle parti atmosferiche e concentrandoci sull’aspetto prettamente post, ma non è questo l’interesse degli Ulcerate. Penso che The Destroyers of All rappresenti il punto massimo che volevamo toccare in quella direzione.
Com’è nato un disco come “Everything is Fire”? E’ stato l’album che vi ha fatti saltare all’attenzione di molti come una rivelazione in ambito death metal, se di death metal si può parlare. Cosa ha spinto una death metal band a inserire nel proprio stile influenze derivanti dal post metal, e non solo?
Abbiamo ricevuto diverse domande di questo tipo, e penso che la risposta stia nella graduale progression tra un album e l’altro. Se ascoltate il nostro primo demo ed il nostro primo album sentirete che avevamo già iniziato ad inserire elementi atmosferici nel nostro sound. Con Everything is Fire abbiamo semplicemente cercato di far coesistere tutti gli aspetti del nostro sound nel modo più efficace e naturale possibile. In ogni caso non si è mai tratto della nostra volontà nel far emergere un sound di matrice post miscelato al death metal, abbiamo semplicemente scritto i brani e sono venuti fuori così.
In che modo invece ritenete di aver modificato ulteriormente il vostro sound in “The Destroyers of All?” E soprattutto, come componete i vostri brani? C’è una sorta di “metodo” studiato a tavolino?
Con The Destroyers of All volevamo aprire il nostro sound e fare un album che suonasse intenso e massiccio. Abbiamo così sacrificato parte delle soluzioni ritmiche utilizzate in passato, creando così qualcosa di lievemente meno claustrofobico. Il piano era capitalizzare le atmosfere di Everything is Fire e spingerle oltre. In merito alla seconda parte della domanda: il modus operandi seguito nello scrivere quell’album finì per influenzarne il sound. Tutti i brani sono stati scritti dall’inizio alla fine senza eccezioni, ed addirittura la tracklist rispecchia l’ordine in cui abbiamo scritto i brani (a parte “Omens” e “The Hollow Idols”, le quali sono state invertite nel disco). È una via unica per scrivere musica, ma è anche molto complicata per via del grande impegno e disciplina richiesti. C’è da dire però che seguendo questo metodo è come se le canzoni si scrivessero da sole, e di per se è molto interessante. Questo processo ci ha ovviamente portati a seguire una determinata via che si è poi adattata a noi, ma non è lo stesso metodo che seguiremo per la scrittura del nuovo album.
Come dicevamo, siete nati come una death metal band influenzata ad esempio dagli Immolation. Quali sono le principali influenze del sound degli Ulcerate oggi?
Le influenze che ci hanno veramente guidato nel formare il suono della band agli esordi provengono, appunto, dagli Immolation, vecchi Cryptopsy, Hate Eternal, Today is the Day, Gorguts, Deeds of Flesh, Angelcorpse. A parte gli Hate Eternal, e forse gli Angelcorpse, tutte queste bands facevano cose incredibili in merito alla strutturazione dei brani e del tono generale che andava al di fuori dei loro rispettivi generi, mentre gli Angelcorpse e gli Hate Eternal al tempo erano solamente delle fabbriche di riff! Ciò da un punto di vista batteristico ha totalmente cambiato la mia percezione riguardo cosa si potesse fare con questo genere. Al giorno d’oggi non abbiamo lo stesso ammontare di influenze esterne, forse sentiremo le vecchie strane idée qua e là, ma per la maggiore quando scriviamo cerchiamo di creare la music ache vorremmo sentire, per poi analizzare il lavoro fatto e decidere così dove indirizzarlo.
Nonostante il vostro sound sia avanguardistico e originale, siete comunque molto legati al death metal. Avete notato cambiamenti nel pubblico che viene ai vostri concerti ultimamente? Quale ritenete sia l’ascoltatore medio degli Ulcerate, e quali sono invece i gruppi a cui vi sentite più vicini, a livello di ideologia musicale?
Certamente, non è di nostro interesse smettere di suonare death metal. Ho sempre sostenuto l’idea che se ciò accadesse inizieremmo un nuovo progetto per preservare l’essenza di ciò che la band ha sempre creato lottando. A livello di variazioni nel pubblico non ne ho notate così tante ad essere onesto. S una fetta di pubblico non dedita al death si interessa al nostro sound è sempre cosa assai gradita, ma non è questo il nostro obiettivo. Parlando invece di band che si avvicinano al nostro approccio mentale, siamo spesso stati citati insieme a questi nomi: Immolation, Gorguts, Portal, Mitochondrion e Deathspell Omega.
Quali sono i gruppi essenziali per la vostra formazione musicale?
Direi che le band citate in precedenza siano le stesse che hanno contribuito alla nostra formazione musicale individuale, anche se ascoltiamo tantissimi altre tipologie di musica.
Conoscete qualche band italiana degna di essere supportata?
Penso che i The Secret siano grandiosi. I Nefas, anche se non so se siano ancora in attività. Un paio di band con cui abbiamo suonato in Italia quest’anno, ovvero gli Ad Nauseam ed i Murder Therapy. Inoltre mi sono veramente piaciuti i primi lavori degli Hour of Penance.
A quale età hai iniziato a suonare la batteria e quando hai considerato di applicarti in modo sempre più professionale?
Iniziai a suonare la batteria all’età di 14 anni, ed in un paio d’anni capii che era ciò che volevo fare nella vita. Iniziai dunque a suonare con qualche band, cosa che mi convinse totalmente sul fatto che era qualcosa per cui valeva la pena puntare in alto.
Quali sono i progetti per il futuro degli Ulcerate? Cosa dobbiamo aspettarci dal prossimo album?
Come ho detto in precedenza siamo impegnati a scrivere il nostro quarto album, e quindi il piano è quello di effettuare le registrazioni negli ultimi mesi dell’anno, mentre credo che la pubblicazione sia prevedibile a metà 2013. Vogliamo creare qualcosa che suoni più violento di The Destroyers of All, ma ovviamente vogliamo continuare ad espandere quel suono. Attualmente stiamo scrivendo i brani con accordature differenti, e ciò ci sta dando delle idee veramente interessanti. Stiamo anche forzando i riff per andare in una direzione leggermente differente, sviluppando anche la profondità, la dinamica ed il mood delle nostre composizioni. Vogliamo che, dove The Destroyers of All era aperto ed immenso, questo album sia totalmente oppressivo e schiacciante.
Grazie, salutate come volete i lettori di Grind On The Road!
Grazie del vostro supporto, significa veramente tanto per noi: non saremmo quello che siamo senza!
Cheers!
Jamie