(Musicfearsatan, 2012)
1. Møn;
2. Light Through A Tomb
Operazione molto interessante quella della Musicfearsatan che ci propone uno split fra due delle migliori realtà in ambito sludge/black degli ultimi anni: degli Altar Of Plagues abbiamo già parlato su queste pagine in occasione dell’uscita di Mammal (qui la recensione), i francesi Year Of No Light vi approdano solamente ora pur non essendo da meno. In attesa di sentire anche la loro collaborazione con i Thisquietarmy possiamo limitarci a sottolinearne brevemente l’evoluzione musicale partendo dal primo Nord fino ad Ausserwelt, che vede scomparire l’uso del cantato e l’affermarsi di un songwriting molto più dilatato ed etereo, con brani spesso oltre i dieci minuti costituiti da un mix di sludge e post- vario che teme ben pochi rivali.
Il brano qui presentato, “Møn”, non cambia molto le carte in tavola per i francesi: vi troviamo tutti gli elementi migliori che già confluivano in Ausserwelt, quindi un crescendo (che si ritrova anche nel brano presentato dagli Altar Of Plagues) continuo che sfrutta abilmente passaggi dal sapore più post-rock ad altri dal sapore decisamente più sludge. I riff di apertura e chiusura ne sono un esempio palese: sembrano uscire dalle prove per comporre “Perséphone II” e grazie a suoni leggermente più pesanti risultano ancora più efficaci. Più difficile è il discorso relativo ai compagni di split, in quanto il brano presentato “Light Through A Tomb” risale all’epoca del primo album White Tomb, come si può intuire già dal titolo. Come si è già accennato prima, tutto il brano è in funzione di un climax che raggiunge la sua vetta nel velocissimo finale, probabilmente uno dei passaggi più black metal mai scritti dagli stessi Altar Of Plagues. Il resto del brano ricalca all’incirca quanto espresso dal gruppo nell’album di esordio e nello splendido ep Tides, con l’aggiunta di dissonanze dal vago sapore Deathspell Omega inizialmente quasi fuori luogo, ma che rientrano perfettamente nella struttura e nello svolgersi del brano.
Se l’obiettivo era quello di mostrare l’evoluzione di questi due gruppi, direi che si sia fatto centro: chi apprezza gli Year Of No Light può avere qui un piccolo anticipo delle prossime uscite del gruppo, mentre per quanto riguarda gli Altar Of Plagues abbiamo ora un tassello in più per capirne l’enorme crescita musicale e compositiva a cavallo fra i due album. L’unico rimpianto è doversi accontentare di due sole canzoni.
7.5