1. My Helvete
2. Nia
3. Exceeds
4. Too Close, Fire Epilogue of Beginning
5. Trascending of Perception
6. Metamorphosis
Li abbiamo visti crescere nel corso dell’ultimo anno, in live shows sempre più convincenti; ora, finalmente, possiamo ascoltare qualcosa di “fisico”. Stiamo parlando degli Abaton, quintetto forlivese di cui vi abbiamo più volte parlato qui su On The Road. Se avete già letto reports di loro concerti curati dal sottoscritto, saprete sicuramente di che genere di musica stiamo parlando: tanto sludge e doom, una componente hardcore affievolitasi nel corso del tempo, e forti influenze black metal.
Quello che abbiamo tra le mani ora è la loro prima uscita discografica, l’EP Hecate, edito dall’italiana Lo-Fi Creatures; per quanto sia un EP, tuttavia, stiamo parlando di una buona mezz’ora di musica, quindi il lavoro merita una certa attenta analisi. I brani che compongono questo lavoro sono sei, tutti di cinque minuti circa, probabilmente proposti in ordine di composizione dal più “vecchio” al più recente, e avendoli sentiti dal vivo abbastanza di recente possiamo dirvi fin da subito che nella loro versione live acquistano maggiore fascino, anche se forse minore chiarezza. La produzione infatti è senza dubbio molto buona, forse anche troppo “limpida” per un gruppo che sembra punti sulle atmosfere “oscure”; d’altra parte, in un suono meno caotico si riesce anche a cogliere meglio il lavoro strumentale che c’è dietro ad ogni brano, e soprattutto le differenze vocali tra i due cantanti, che per chi scrive restano il punto debole (o potenziale punto di forza non ancora sfruttato al meglio) del gruppo.
Non ha molto senso in questa sede soffermarsi sui singoli brani, perché, titoli a parte, li trovate ben descritti nei resoconti dei concerti succitati. Basta dire che i primi due sembrano risentire maggiormente delle basi hardcore da cui provengono alcuni membri del gruppo (per questo ci viene da pensare che siano stati i primi composti e poi ri-arrangiati), mentre negli ultimi due pezzi si possono sentire maggiormente gli Abaton attuali: a opprimenti cavalcate doom di corale umore cupo si alternano accelerazioni “meditate” più vicine al black che all’hardcore, con un perenne effetto angosciante. Sopra ogni cosa però, bisogna segnalare l’abilità compositiva del chitarrista: ogni membro della band fa il suo buon lavoro, è vero, ma se gli Abaton possono puntare ad essere qualcosa di più di un buon gruppo doom/black, è grazie alle ragnatele semi-melodiche che permeano ogni brano, in maniera più o meno evidente. Questa era una caratteristica che già si vedeva ai primi concerti, ed in maniera anche più evidente, ma ora che le composizioni hanno assunto una forma più organica, l’orecchio attento la riconosce come elemento non così comune, e che rende il sound della band, su cd più che dal vivo, molto meno “marcio” di quanto sembri, ma più originale.
Hecate si rivela dunque un buon primo passo di una band che, se non si perderà in ingenuità e continuerà a badare poco ai cliché mischiando saggiamente le sue tante influenze, potrà rivelarsi davvero promettente. Per esprimere giudizi (e un voto) più meditati, aspettiamo la prova del primo full-length, sperando che gli Abaton non abbiano paura di osare o, dall’altra parte, che non esagerino: un ep di mezz’ora si gusta volentieri, ma un blocco di un’ora di questo tipo di musica potrebbe risultare… inaccessibile. Che poi è più o meno il significato del loro nome, nella lingua di Omero e Platone.
7.0