(I, Voidhanger Records, 2013)
1. Nightmare Flesh Offering;
2. Glyph of Immeasurable Darkness
Precisiamo: gli Ævangelist stanno male, ma male sul serio. Scoperti e seguiti dall’italianissima I, Voidhanger Records, sempre più sinonimo di qualità e ricercatezza in ambito estremo, questi sottovalutatissimi americani (entrambi già componenti dei Benighted In Sodom) hanno martoriato la mia playlist dello scorso anno col loro album di debutto De Masticatione Mortuorum In Tumulis, che è da considerarsi sicuramente come uno dei prodotti più malati e psicotici recentemente usciti in ambito death/black metal.
I nostri ci rinchiudono in un maleodorante edificio sonoro composto da influenze che partono da Incantation, Morbid Angel e dalla scuola americana sino ad arrivare a gente come Antediluvian, Portal o Mitochondrion solo per citarne alcuni, unite ad un gusto per il deviato (e il deviante) vicino ai migliori Arkhon Infaustus e tipico di alcune atmosfere care al black metal più ortodosso. A tutto questo aggiungete una malsana propensione verso immaginari gigeriano/lovecraftiani e cinematograficamente orrorifici (la gola del personaggio in copertina ricorda in maniera inquietante uno dei Supplizianti di Hellraiser) ed avrete un’idea anche dell’ambiente visivo e concettuale in cui il gruppo si muove. Nightmare Flesh Offering non cambia quanto fatto in precedenza, ma sembra addirittura voler acuire ancora di più la componente horror già fondamentale all’interno del corpus musicale dell’entità Ævangelist: sia la titletrack che “Glyph of Immeasurable Darkness” mostrano una particolare attenzione verso un uso di synth volto ad enfatizzare notevolmente le atmosfere già sinistre ed inquietanti presenti nelle composizioni (in questo senso alcuni passaggi di “Death Illumination” o “Crematorium Angelicum” presenti nel disco d’esordio ne sono un antecedente). Si pensi alla profondità raggiunta da Mories in L’Arrivée de la Terne Mort Triomphante e si avrà un metro di paragone abbastanza valido per capire la direzione che gli Ævangelist sembrano voler intraprendere.
Gli Ævangelist proseguono la loro strada sulla via dell’estremo (e, a quanto pare, non solo come musicisti) e tirano fuori altri due ottimi brani che fanno altresì aumentare l’attesa per un nuovo album, un seguito di quel De Masticatione Mortuorum In Tumulis che personalmente non mi è sembrato esser stato apprezzato a dovere. Un plauso anche a chi ha curato l’artwork, Francesco Gemelli, e ovviamente a I, Voidhanger Records.