(ConSouling Sounds, 2012)
1. Winterteens;
2. Horsesaw;
3. Hessepikn;
4. Du Levande
Progetto alquanto bizzarro e misterioso quello dei belgi Alkerdeel: un paio di uscite minori all’attivo e il secondo album appena uscito però non li classificano all’interno del vastissimo insieme delle meteore da demo (progetti che dopo la pubblicazione di un demo inevitabilmente spariscono dalle scene). L’obiettivo di questi tre ragazzi, fra cui due ex componenti dei ben più noti Leng Tch’e, è quello di mischiare black metal, sludge e doom metal mantenendo un approccio molto lo-fi con una produzione volutamente grezza, come nella migliore delle tradizioni underground.
Morinde si presenta bene da subito grazie alla collaborazione con l’onnipresente Mories (Gnaw Their Tongues, Seirom, Aderlating e altri) che ha concesso la sua mente per creare intro e outro, anche se ciò che lascia un po’ perplessi a primo acchito è il minutaggio: due canzoni che si esauriscono nel tempo di sette minuti, mentre le altre due ricoprono abbondantemente la mezz’ora di durata. A parte questi dettagli, direi che si possa iniziare a descrivere quella che è la proposta degli Alkerdeel. Il “genere” proposto è all’incirca quello descritto prima, anche se non amalgamato come si vorrebbe far credere, e il minutaggio così particolare conferma pienamente la mia ipotesi; le parti più veloci, rumorose e hardcore sono condensate nel brano più corto del lotto, “Horsesaw”, mentre gli altri tre giocano sul dualismo fra parti doomish e accelerazioni più o meno improvvise. “Hessepikn” rientra pienamente in questa categoria, dando il meglio proprio nella parte finale (assolo a parte) in cui le pulsioni più ribelli e malate vengono a galla. Il resto dell’album si gioca sempre su queste caratteristiche, anche se spesso spuntano influenze più o meno black metal (il cantato straziante un po’ alla Silencer e alla Bethlehem, qualche accenno depressive versione Sterbend, un pizzico di follia alla Abruptum e magari qualche riferimento anche ai ben più recenti Celeste). La conclusiva “Du Levande” fa leva su molti di questi progetti anche se le parti più veloci risultano leggermente forzate all’interno del contesto del brano, infatti ciò che c’è di più interessante sono le parti lente, ossessive ed ipnotiche che, qui come nell’iniziale “Winterteens”, sono il punto forte del gruppo, nonostante le accelerazioni dimostrino più volte una buona capacità di coinvolgere chi ascolta. In tutto ciò c’è comunque un feeling oscuro e perverso che permea tutto l’album e che rende Morinde un’uscita da non sottovalutare o da scartare a priori; la mescolanza degli elementi già citati si discosta dalle proposte più recenti di questo tipo (All Pigs Must Die o The Secret, per citare i primi che mi vengono in mente) perché più ancorata all’idea base del black metal, cioè un sentimento di malsanità e di malessere che altrimenti non potrebbe esprimersi.
Diventa così difficile scegliere un voto rappresentativo di tutto quanto il disco. Dovessi basarmi solo sulle parti più veloci e sull’amalgama generale probabilmente il disco si rivelerebbe insufficiente, ma grazie alla presenza dell’ultima “Du Levande” e soprattutto all’aura fetida che Morinde emana, direi che il tutto risulti più che sufficiente. Teniamo d’occhio questi belgi, perché in futuro potrebbero riservarci delle sorprese, speriamo.
6.5