(Metal Blade Records, 2014)
1. Threshold Of Preception
2. Tyrants Of The Terrestrial Exodus
3. Dyson Sphere
4. The Phylogenesis Stretch
5. 1.618
6. Gravimetric Time Dilation
7. Our Cosmic Casket
8. Biomech II
9. Through Ages Of Ice – Otzi’s Curse
10. Genocide For Praise – Vals For The Vitruvian Man
A due anni di distanza dall’ultima release torna il technical melodic death metal degli Allegaeon di Fort Collins, Colorado, con alcuni cambiamenti nella lineup originaria. I nuovi arrivati, rispettivamente il batterista Brandon Park ed il chitarrista ritmico Michael Starcel, si amalgamano alla perfezione con gli altri componenti dando nuova linfa vitale alla band, conosciuta per la notevole perizia tecnica e per i testi fantascientifici partoriti dalla mente del cantante Ezra Haynes.
Dei bei riff di chitarra acustica aprono l’album, arricchiti da un’orchestrazione degna dei migliori Dimmu Borgir. Tutto questo si tramuta in un acido ed aggressivo sweep picking che trascina l’ascoltatore nell’ormai tradizionale turbinio di emozioni che propone il combo americano; questi passaggi sono una costante in tutto l’album, ma riescono a non risultare mai stucchevoli. Fin da subito si nota l’ottima intesa tra il chitarrista solista Greg Burgess ed il nuovo arrivato Starcel, che si concretizza anche nell’alta qualità degli assoli, uno su tutti quello di “Biomech II”, brano che però non è complessivamente ai livelli della Biomech – Vals No. 666 del primo album, del quale vuole essere il dichiarato “seguito”. In “Tyrants Of The Terrestrial Exodus” il nuovo batterista dimostra tutta la sua bravura dietro le pelli, in quella che è sicuramente la canzone più brutale di tutto l’album, quattro minuti e rotti di pura malvagità.
Per dare un paio di coordinate a chi non conoscesse la band, ascoltando il disco in questione si nota come le principali influenze del combo statunitense siano Decapitated, The Black Dahlia Murder e dei nostrani Fleshgod Apocalypse. Non mancano però le sorprese, come “1.618”, che mette in risalto un’inaspettata anima hardcore (è presente addirittura un breakdown!). Fa da contraltare “Our Cosmic Casket”, brano più puramente death metal con una intro che ricorda Freezing Moon dei Mayhem. In chiusura troviamo la lunga “Genocide For Praise – Vals For The Vitruvian Man”, che nei suoi tredici minuti sembra racchiudere tutta l’essenza di questo Elements Of The Infinite: infiniti fill di batteria, linee di basso intricate, parti acustiche, assoli tecnici, il tutto condito dagli scream perforanti ed un po’ “hardcoreggianti” di Haynes. Forse non il brano migliore dell’intero full-length, ma senza dubbio un’ottima conclusione.
Gli Allegaeon confermano di essere dotati di un elevato livello tecnico, stavolta messo però al servizio di un suono più eterogeneo rispetto a Formshifter e Fragments Of Form And Function. Molto apprezzabili anche i testi ed i titoli, alcuni con palesi riferimenti all’ambiente scientifico (la sezione aurea e la sfera di Dyson, per citarne alcuni). Speriamo che questo terzo album sia più un punto di partenza che di arrivo, perché a sentire quanto proposto in quest’occasione è lecito pensare che gli Allegaeon abbiano ancora molto da offrire alla scena death internazionale.
7.0