Ben due anni ci separano dall’uscita di Teethed Glory and Injury, canto del cigno di una delle entità più rivoluzionarie del black metal odierno. La possibilità di poter assistere ad un loro ultimo concerto era un occasione da non perdere: per questo siamo qui a raccontarvi degli Altar of Plagues e del loro ultimo saluto a quanti li hanno amati.
ALTAR OF PLAGUES + Malthusian
Freakout Club, Bologna
30 / 03 / 2015
Malthusian
Si parte con il side project di Johnny King a riscaldare l’atmosfera del Freakout. Tralasciando i primi attimi di sorpresa per l’impatto della band, va fatto notare che lo scetticismo permane per tutta la durata dei quattro pezzi proposti. La proposta è fatta di atmosfere care a Immolation ed Incantation fortemente imbastardite dal black metal; nonostante la breve durata del concerto, le reazioni dei presenti sono piuttosto eterogenee: oltre agli applausi, non troppo convinti, si segnalano diversi sbadigli e lamentele per la poca attinenza con l’evento. La performance è quella di un gruppo composto da musicisti evidentemente esperti, ma la formula di base non ci ha particolarmente colpito. Possiamo comunque riconoscere ai Malthusian il pregio di averci (involontariamente) resi ancora più desiderosi di approcciarci agli headliner della serata.
Altar of Plagues
Il momento è giunto. Anticipati da rumori bianchi e frequenze riverberate, i tre irlandesi (non è chiaro il motivo della mancanza del bassista) salgono sul palco accolti da un religioso silenzio. La tensione è palpabile, le aspettative sono alte e la paura di assistere ad una prova non eccelsa (molti dei presenti sicuramente ricordano la deludente performance di qualche anno fa all’XM24…) permane per i primi minuti di attesa. L’importanza dello status degli Altar of Plagues nell’underground metal mondiale è da ribadirsi soprattutto in quest’ultima occasione. Quest’ultimo tour dev’essere un ultimo saluto, un ultimo gesto per concludere in bellezza una carriera di tutto rispetto. E, a posteriori, è difficile che qualcuno sia rimasto deluso dalla prestazione e dalla scaletta proposta dalla band irlandese. I brani di Mammal, ipnotici e catartici, si alternano ai brani di Teethed Glory and Injury, giustamente presenti in numero cospicuo: era la prima (e ultima occasione) per sentirli dal vivo, e la loro fruibilità in una dimensione live è stata sorprendente. La spaventosa abilità dei nostri, pur essendo solo in tre e privi di bassista, nell’evocare le medesime atmosfere che ci hanno fatto sognare su disco, genera un vortice nel quale è piacevole perdersi e vivere appieno una dimensione complementare come quella live. L’ora a disposizione del trio passa velocemente, mentre i brani scorrono composti da un’anima sì fedele all’originale ma rivestiti di un impatto e una furia decisamente più incisiva. Alla fine, un gradito bis sulle note di “All Life Converges To Some Center” sancisce il definitivo saluto ad una band che, in quest’occasione, ci ha dato davvero prova di saper imbastire un rituale sonoro degno del nome che porta. Da una parte non può non essere tanto il dispiacere nel perdere una band rivelatasi tanto valida anche dal vivo; dall’altra, questo concerto è il migliore ricordo possibile che possiamo portarci dentro degli Altar of Plagues, un gruppo capace di portare alla ribalta una formula fresca e per molti versi innovativa. Una formula dalla quale gli irlandesi si stavano già evidentemente allontanando, come testimonia il loro ultimo disco. Per questo, il concerto di stasera ha per noi davvero il significato di “pietra tombale”, non solo su un gruppo ma su un intero sotto-genere, che negli ultimi tempi viene riproposto in tutti i modi ma che probabilmente ha già dato il meglio di sé attraverso le note composte da uno dei gruppi-fondatori. Che oggi, dignitosamente, si discosta dai tanti emuli e si ritira definitivamente nel momento di maggiore forma, come solo i grandi campioni sanno fare.
Setlist:
Mills
God Alone
Neptune Is Dead
Twelve Was Ruin
Scald Scar Of Water
Feather And Bone
All Life Converges To Some Center