1. Acheronta Movebimus
2. Unleash
3. Monstrum In Animo
4. The One Thing Needful
5. A Firm Foundation Of Unyielding Despair
6. Desideratum
7. Idol
8. Sub Specie Aeterni (Of Maggots And Humanity)
9. The Joystream
10. Rage And Red
11. Ita Mori
Squadra vincente non si cambia, specialmente non dopo sette piccole gemme di musica estrema. Procediamo spediti nell’analizzare questa nuova fatica della coppia artistica più estrema del metal odierno consci (o speranzosi) che i signorini in questione non necessitino di grandi presentazioni. Passati due anni dal precedente Vanitas, l’ultimo capitolo di una discografia composta solo da ottimi dischi, cosa dovremmo aspettarci da questo Desideratum? Sarà un altro massacro collettivo di padiglioni auricolari o ci ritroveremo spiazzati da soluzioni a dir poco innovative? Manco a volervi rovinare la sorpresa state pur certi e tranquilli che questo nuovo parto datato 2014 è un lavoro targato 100% “Serpent’s Breath”.
Lasciamo per un attimo da parte la classica analisi degli elementi caratteristici della creatura di Irrumator (al secolo Mick Kenney) e di V.I.T.R.I.O.L. (Dave Hunt), che a dirla breve altro non è se non la solita miscela caotica di grind, industrial e black metal senza confini di sorta, e proviamo invece a definire le novità. Come anticipato, il lavoro rispecchia quelle che sono le caratteristiche tipiche del duo ma a ben vedere un particolare spicca: la facilità d’ascolto. Senza tanto doverci girare intorno questo è indubbiamente l’album degli Anaal Nathrakh più catchy, scorrevole, melodico e moderno mai prodotto da loro stessi. Gli elementi industrial sono particolarmente visibili, dovuti senza dubbio anche alla collaborazione con Gore Tech (definito sound design project), le melodie nella composizione (sia i tremolo di chitarra sia le linee vocali di Hunt) giocano un ruolo di spicco e il groove di fondo è protagonista fondamentale. Quasi a voler ampliare il loro nugolo di fans, Mick pare aver voluto modernizzare il sound della sua creatura per stare al passo coi tempi (notare comunque che lavori come Passion o Hell is Empty… erano già particolarmente geniali ai tempi), riuscendo però ad evitare di svilire la proposta.
Il trademark di questi due musicisti, ormai più che funzionali nella formula “Mick addetto alle musiche e Dave addetto alle vocals più estreme” da quasi dieci anni, lo si percepisce dietro ogni nota, dietro ogni blast di batteria e dietro ogni inserto di elettronica. La malvagità e il cinismo trasudano da questo disco come in poche altre uscite di quest’anno, magari ad un livello sensibilmente meno estremo rispetto alle uscite degli stessi Anaal Nathrakh prima del 2010, ma con quel tocco unico che da anni ci permette di definire ogni loro lavoro diverso dall’altro.
Gli Anaal Nathrakh ci hanno insomma offerto l’ennesimo disco estremamente godibile, non un capolavoro ma un buon album confezionato per chi li ama e li segue e, per una volta, anche un ottimo trampolino di lancio per raggiungere nuovi fans, che troveranno senza dubbio più digeribile la formula proposta in Desideratum piuttosto che quella del precedente Vanitas, ma che probabilmente (speriamo) saranno invogliati a scoprire il mondo di dolore e di follia di un act a noi tanto caro.
7.0