(Agonia Records, 2013)
1. An Arrow in Heart;
2. One With the Prince with a Thousand Enemies;
3. Temple of Knowledge;
4. Under the Nails and Fingertips;
5. Broken Dialogue 1;
6. Broken Dialogue 2;
7. Ritual Marks of Penitence
Gli Aosoth giungono al traguardo del quarto album ufficiale (Variations Of Violence non lo contiamo in quanto versione strumentale di III – Violence & Variations) avendo dietro di sé uscite tutte di buona qualità e una quantità di seguaci che va ingrandendosi ogni anno di più. Formatisi nel 2002, hanno visto negli anni innumerevoli cambi di formazione che hanno reso il solo MkM (già membro di Antaeus e Temple Of Baal) baluardo del gruppo sin dagli esordi, riuscendo però ad incrementare esponenzialmente ad ogni release la bontà delle proprie uscite, trovando un filo conduttore che anche in IV: An Arrow In Heart viene fedelmente seguito.
Figli maggiori di una scena, quella black metal francese, che da sempre è alfiere dei peggiori istinti umani e che è cresciuta a dismisura negli ultimi anni, gli Aosoth si sono appropriati di alcuni degli aspetti più recenti che la caratterizzano tentando di imporre il sigillo della personalità a questo piccolo scippo. Ci sono riusciti? Sì e no. L’esperienza nei ferali Antaeus di MkM è il punto di partenza, l’omonimo debutto e Ashes Of Angels ne sono una chiara testimonianza, che si sviluppa andando a pescare dalla brutalità degli Hell Militia e che vira inaspettatamente da III – Violence & Variations in poi verso sonorità più d’avanguardia come possono essere quelle degli ultimi Blut Aus Nord e Deathspell Omega. Quindi, se in entrambi questi ultimi due progetti sono le dissonanze a farla da padrone, negli Aosoth questa particolarità si accompagna sempre ad una non trascurabile dose di violenza che ricorda più volte Kénôse e Paracletus per quanto riguarda i DSO o 777 – Sect(s) relativamente al progetto di Vindsval. In tutto questo possiamo dire che anche IV: An Arrow In Heart si dimostra un buonissimo disco che però risente un po’ troppo dell’alternanza fra alti e bassi, anche all’interno di uno stesso brano: così se nella lunghezza della titletrack o di “Under The Nails And Fingertips” incontriamo momenti clamorosi accanto ad altri meno degni di nota, dovendo fornire una panoramica dell’intera uscita riscontriamo lo stesso problema quando arriviamo alle due “Broken Dialogue” che risultano essere poco più che due intermezzi usati a mo’ difiller. Fortunatamente ci pensa il lunghissimo epitaffio finale, “Ritual Marks of Penitence”, a riportare in carreggiata l’album, dimostrando quali sono i migliori risultati che gli Aosoth possono effettivamente raggiungere.
Dopo svariati ascolti posso ancora ritenere III – Violence & Variations il parto migliore dei francesi, ma questo non significa che IV: An Arrow In Heart sia un disco mal riuscito: prendendo atto dei pregi e dei difetti che lo contraddistinguono, penso che questo episodio occupi comunque uno dei posti più alti all’interno della discografia degli Aosoth. Di conseguenza, non possiamo fare altro che premiare questa uscita, pur consapevoli che questo non sia il massimo che possono fare.
7.0