1. Circles Of Black Shadows
2. Tales Of Green
3. Waves Of Flesh
4. Iron Tongue
5. Into The Veil
6. Fragments
7. Soundtrack For Salvation
8. Embrace The Fire
Gran pacca questi Arcade Eyes! Figli della musica nera settantiana, ma anche delle moderne produzioni Hardcore/Sludge, questo pachiderma mitteleuropeo (per amor di precisione, i tre membri provengono rispettivamente da Germania, Francia e Svezia) è una creatura della mente che si cela dietro ai relativamente poco noti ma assolutamente gustosi Earthship, combo sludge nel quale militano peraltro membri dei The Ocean. Ma mentre gli Earthship ci mostrano evidentemente il lato più ruvido di Jan Oberg, gli Arcade Eyes ci presentano suoni più “morbidi” o moderni che dir si voglia. La sostanza non cambia, anche se gli Arcade Eyes presentano una proposta più psichedelica degli Earthsip: un doom metal/sludge tanto figlio degli Alice In Chains quanto dei Crowbar più al vitriolo, in un alternarsi di umori tutti conducenti però allo scapocciamento e al movimento cadenzato e rituale che solo questo genere sa indurre. E che le danze più vsionarie si aprano dunque: già dall’opener “Circles Of Black Shadows” non ce n’è per nessuno; il gruppo è evidentemente conscio dei propri mezzi e delle proprie capacità, e non si lascia sfuggire alcuna occasione per proporre un riffing interessante, di chiara matrice southern/psichedeluca, senza però dimenticarsi che si parla pur sempre di metal. La sezione ritmica cattura e costringe alla resa nei confronti di questo monolite sonoro, che non lascia spazio ad esitazioni o incertezze, mentre una voce assolutamente versatile alterna momenti di posatezza provenienti dall Valle del Cielo a urla di Precambriana memoria. Il tasso d’innovazione, ad onor del vero, è qui pressocché nullo, ma i pezzi sono veramente piacevoli da ascoltare, e per una volta anche una produzione super pulita come quella in questione non stona nel contesto di un album e di un genere come quello proposto. Una bella sorpresa davvero, speriamo di sentire ancora parlare di Jan Oberg e dei suoi Arcade Eyes. Una sorpresa che probabilmente neppure voleva esser tale, ma bene così!
7.5