(Golden Morning Sounds, 2012)
1. Antenna
2. Spine
3. Apnea
4. Scenario
5. Satellite
6. Retina
7. Fragile
Il primo impatto col press kit inviatoci di questo Sin4tr4 regala sensazioni contrastanti: se da un lato la presentazione della band e della neonata etichetta (questa è la prima uscita di una label italianissima, quindi un grande in bocca al lupo!) scritta su cartoncini ben curati strappa sorrisi e dà al tutto un’aria di piacevole familiarità, dall’altro uno sguardo alla copertina fa sopraggiungere qualche timore. “Australasia”, nome di questa giovane band, è infatti anche il titolo del primo album dei Pelican e, considerando anche la crisi compositiva che affligge il gruppo americano da tanti anni temevamo davvero di trovarci davanti ad una brutta copia degli autori di The Fire In Our Throats Will Beckon The Thaw. Anche la copertina contribuisce a fomentare i brutti pensieri, visto che in un secondo ci ricorda Wyllt dei Black Math Horseman; per fortuna però non ci facciamo dominare dai pregiudizi, e scopriamo che invece questi Australasia ci sanno fare.
Certo, stiamo parlando di post rock, ma ben suonato e senza eccessi di banalità. Nei momenti più melodici si riesce a sentire tanto la sognante rabbia dei God Is An Astronaut quanto la sofferente malinconia dei Red Sparowes, ma è quando abbandonano i facili manierismi e aumentano la velocità che gli Australasia fanno sentire la parte migliore di sé: stratificazioni di chitarre che cedono alle tentazioni tanto in voga dello shoegaze vengono accompagnate da un drumming ai limiti del black metal (guai a chi si azzarda a pronunciare la parola “blackgaze”), per un risultato che, se anche non raggiunge la schizofrenia dei Pyramids, può comunque essere facilmente accostato a quanto fatto dai Deafheaven ad esempio, nonostante qui si parli di musica strumentale (se si eccettuano i vocalizzi femminili dell’incantevole “Apnea” e le voci registrate che compaiono ogni tanto). I passaggi tra i momenti più atmosferici e quelli più concitati sono gestiti con abilità, e se anche la ricetta è ormai ampiamente collaudata non ci sentiamo di gridare allo scandalo, anche perché come detto gli elementi degni di nota in questo Sin4tr4 ci sono, pezzi come “Spine” e “Scenario” lasciano ben presagire per il futuro.
La proposta degli Australasia è comunque molto gradevole già adesso, anche in virtù della durata del disco in questione: non ci stancheremo mai di ripetere quanto sia importante in questo genere la capacità di sintesi, dunque a maggior ragione per una band all’esordio dovrebbe essere quasi una regola stare sotto la mezz’ora finché non si è dei veri e propri maestri nel plasmare la propria musica. Sin4tr4 dura appena ventidue minuti ed è perciò quasi impossibile annoiarsi durante l’ascolto, non è anzi difficile che venga voglia di ripetere l’esperienza. Per ora riteniamo che ci sia ancora da lavorare e che in alcune occasioni i ragazzi possano risultare un po’ ripetitivi, ma la strada intrapresa è sicuramente quella giusta. Li terremo d’occhio.
6.5