(Permeated Records, 2013)
1. Chimera Infected Blood
2. Surgical Addiction in Criminal Mind
3. Biological Enduanimity
4. Cerebral Wrong Settings
5. Illegible Fragments of Humanity
6. New Age of Suffering
7. Primary Exterminated Life
8. Genetic Uncertain Future
9. Madness to Serenity
Bentornata, Permeated Records! La brutal label nostrana per eccellenza, dopo una stagione d’oro fra il 2005 ed il 2008, in seguito ad alcuni smottamenti, pian piano, sta ritornando a farsi sentire, creando un certo fomento ed adocchiando, come sempre, le band più particolari della scena brutal death metal: gente come Enmity, Putridity, Septycal Gorge, infatti, deve sicuramente parte della propria escalation a quest’etichetta che ha saputo prenderli per mano nel marasma dell’underground.
Oggi come allora, la Permeated ci riprova con una formazione colombiana, terra che, in ambito brutal death, da sempre è garanzia di voci supergutturali, drumming incerto su rullanti a padella, chitarre stridenti e groovy: per la serie, divertente per un po’, ma, alla lunga, anche in questa super-nicchia, la solita minestra riscaldata. I Bacteremia, però, si distinguono dal 99% delle band di casa loro grazie ad un sound più evoluto che spesso flirta con certo technical brutal death metal figlio dei Suffocation e imparentato (alla lontana, sia chiaro) con Wormed ed Origin: la cosa, infatti, che dà una certa particolarità al combo di Bogotà e Medellin è sapere fondere con un certo gusto gli elementi tipici del brutal colombiano con soluzioni moderne che fanno riferimento alle band poco sopra citate. Una scelta decisamente azzeccata, che rende Cerebral Wrong Settings, il loro primissimo full length, un disco dal sapore unico.
A fomentare la vena colombiana ci pensa la voce del possente Sebastian Guarin – già vocalist degli storici Purulent, ex-Amputated Genitals (la versione grind dei Disgorge?), dei marcissimissimi My Plague e di mille altri zozzissimi side projects –, uno dei migliori cloni di Matti Way era-Cranial Impalement in circolazione, il quale sfodera l’ennesima prestazione che lo mette nella top 10 dei migliori guttural exhalers della scena, ma anche il drumming in perenne blastbeat (per fortuna suonato con una perizia degna dell’ultimo lustro di brutal death metal) di Carlos Andres Penagos; au contraire, la tagliente e multiforme chitarra di Andres Felipe Soto ed i virtuosismi al basso di Esteban Cardona portano i Bacteremia maggiormente nel brutal death metal internazionale degli ultimi quattro-cinque anni.
Il disco è una badilata di violenza ed adrenalina e non lascia respiro, né ruffiana l’ascoltatore con prolissi ed inutili interventi slam – scelta troppo spesso adottata da band con un cantante dal talento supergutturale; ma, ahimè, ha la pecca di essere diviso in due parti: i primi cinque pezzi spaccano, gli ultimi quattro, per quanto abbiano il loro perché, stufano. Cosa rende ottime le prime cinque canzoni è proprio questo particolare compromesso fra ‘scuola colombiana’ (tra l’altro, l’influenza degli Internal Suffering è quasi un fantasma che fluttua per tutto il disco, benché i Nostri non siano ai loro celestiali livelli), Disgorge di Consume the Forsaken, ultimi Wormed ed Origin di Antithesis, i quali danno vita a songs fichissime come “Surgical Addiction in Criminal Mind” (forte di stop’n’go’s schizofrenici e d’un bell’assolo chitarristico che non ci s’aspetterebbe in tanta carneficina), “Biological Enduanimity” (nei primi trenta secondi potrebbero essere i Wormed di Planisphaerium) e la title track (sbaglio, o in questa aleggia lo spettro dei Cryptopsy dei tempi d’oro?); cosa, invece, rende loffie le quattro restanti è il fatto che, a parte “Genetic Uncertain Future”, tutte seguono pedestremente e senz’anima lo stile canonico del brutal colombiano, benché meglio suonato ed arrangiato – a questo punto, meglio i vecchi Purulent (R.I.P.) che, pur essendo tecnicamente peggio che i cani, sapevano tirare sberle come nessun’altro! A dare, infine, un tocco di kitsch, ci pensa “Madness to Serenity”, l’ultima traccia, una strumentale tutta arpeggi metallici degni della miglior cover band degli Alice In Chains dell’oratorio sotto casa, con tanto di pioggerella finale, un po’ emo a buon mercato (?), un po’ plagio di “Kaiowas” dei Sepultura.
Le capacità ci sono: la nuova scommessa della Permeated Records può dirsi vinta, ma, visto che è palese che i Bacteremia siano una buona band, come dicevano Morandi, Ruggeri e Tozzi, si può dare di più.
6.5