(Autoproduzione, 2011)
1. Terror Manifesto Atto I
2. Anguis Lapsus Volvitur
3. Diva
4. Fuori Produzione
5. Terror Manifesto Atto II
6. Gravità Zero
7. Dolce Delitto
8. Matrice Industriale [Revisione]
9. Terror Manifesto Atto III
“Già vi vedo impallidire…”
Così recita uno dei primi versi di “Terror Manifesto – Atto I”, opening-track di Circuiti.Carne.Metallo, album dei romani Barnum Freak Show, attivi dal 2005 e giunti all’esordio sulla lunga distanza con questa release. Appena giunto in redazione, questo album ha subito suscitato il nostro interesse per via dell’artwork e della sua particolare iconografia, e dobbiamo ammettere che appena inserito il disco nello stereo l’interesse è cresciuto esponenzialmente di traccia in traccia!
Il sound presentato in questo Circuiti.Carne.Metallo è un mix ben riuscito di industrial e alternative rock arricchito da elementi electro e metal che non disdegnano, di tanto in tanto, di sconfinare in ambito electro-pop (tranquilli, niente Lady Gaga e roba da MTV per la band capitolina).
La maestria dei Barnum Freak Show sta nell’unire sapientemente tutte queste diverse influenze e razionalizzarle nel denominatore comune delle atmosfere lugubri e sinistre che accompagnano le composizioni. Sin dalla suddetta traccia di apertura infatti si prova una costante sensazione di inospitalità grazie al sapiente utilizzo dei synth ed alle esplosioni metal della chitarra di Stefano Tucci, magistralmente coadiuvate dal vocalist Enrico H Di Lorenzo, abile nel gestire la sua voce tra toni pacati, esplosioni di rabbia canora e al il saltuario utilizzo di screaming vocals. Il comparto vocale gode anche della partecipazione di Emma Luce Scali, voce femminile della band, intelligente iniezione di dolcezza al sound gelido e graffiante della band. Si sente spesso lo spettro del genio dell’industrial Trent Reznor, leader storico dei Nine Inch Nails (in particolar modo dei NIN di Year Zero, album contaminato da atmosfere cupe e negative), ma nonostante ciò non si può certo dire che la band pecchi in quanto ad originalità, ne tantomeno può essere accusata di plagio.
L’intero disco è un’altalena di emozioni che trova il suo fulcro nella matrice fredda ed elettronica dei brani, e ad ogni sali/scendi si viaggia dalla culla dolce di brani come “Diva” e “Gravità Zero” al tormento interiore di “Matrice Industriale [Revisione]” e “Terror Manifesto divisa in tre atti posti in apertura, a metà ed alla fine della tracklist. Gli atti numero uno e due sono da segnalare come i momenti di apice del disco, mentre nel terzo atto la voce del vocalist si muove minacciosa come una serpe, sopra un oscuro sfondo sonoro, in un monologo ermetico e parlato. Quella dell’ermetismo è caratteristica principale di tutte le liriche del disco.
“Nelle nostre case dorate… non tornerà nessuno”
Circuiti.Carne.Metallo è un uscita forse atipica per i lettori abituali di questa webzine, ma è decisamente degna di nota e dell’attenzione del pubblico. Sostenete questa band italiana.
“Prenota un posto per la mattanza
se siedi dietro non ti sporcherai mai”
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