(Willowtip Records, 2012)
1. Dusk
2. Requiem For The Grey
3. Throatless Sirens
4. Nadir
5. Embracing Null
6. The Blood Of Time
7. Pathea
I Beyond Terror Beyond Grace erano un gruppo grindcore e ora non lo sono più. Ma proprio per niente. Il loro nuovo, sorprendente album Nadir sembra esser stato partorito da una band completamente diversa, e in effetti della line up che registrò Our Ashes Built Mountains son rimasti solo due elementi, bassista e batterista, che evidentemente avevano voglia di grandi cambiamenti e di cimentarsi con sonorità più sperimentali e allo stesso tempo moderne.
Folgorati dal death evoluto degli Ulcerate e dal black sperimentale degli Altar Of Plagues, e pescando a piene mani nel grande calderone “post” in cui è sempre più difficile capire cosa merita di essere sviluppato e cosa invece di essere scartato, i due australiani hanno reclutato gente motivata quanto loro a creare un disco al passo coi tempi e insieme innovativo, per dare alla luce questo Nadir, album dalle tante sfaccettature e dotato del fascino proprio di quelle opere che lasciano intravedere solo una parte di sé stesse ad ogni fruizione, appagando sempre di più l’ascoltatore col passare del tempo.
L’album si apre con una tripletta di brani che con otto minuti e rotti a testa di durata sono una dichiarazione d’intenti forte e chiara: atmosfere cupe dal grande impatto emotivo, trame chitarristiche claustrofobiche che si intrecciano e si srotolano senza tregua alternando slanci impetuosi a pause di riflessione e un drumming davvero fantasioso e variegato, che risulta notevole anche a chi nei propri ascolti non cerca metronomi umani dalla grande tecnica. Sembrerebbe una descrizione adatta alla ben più nota band di Jamie Saint-Merat, ma i Beyond Terror Beyond Grace hanno un approccio molto diverso rispetto agli Ulcerate, nelle loro composizioni si nota una maggiore attenzione alla melodia e forse una voglia di essere inclassificabili ancor più evidente di quella della band neozelandese.
Questa volontà si può notare ancor di più nella seconda parte della tracklist: la titletrack sembra inizialmente un semplice interludio atmosferico ma si rivela essere un brano vero e proprio, chiaramente imbevuto di suggestioni post rock, come anche “The Blood Of Time”, dotata di un crescendo emotivo che rimanda alla tradizionale ricerca dell’epos tipica di certe realtà “post”. Il rimando agli Altar Of Plagues che abbiamo fatto in apertura invece è dovuto, più che a veri e propri riferimenti evidenti, all’atmosfera che pervade il disco, e alle comuni basi avantgarde black da cui sono partiti i BTBG per distruggere le proprie origini grind e costruirci sopra le fondamenta su cui si sorreggono i nuovi pezzi di Nadir; tuttavia, non escludiamo che sia stato proprio l’ascolto del combo irlandese ad ispirare i ragazzi nella loro missione di asservimento del black ai propri (malati) fini compositivi.
Il più grande limite dei Beyond Terror Beyond Grace potrebbe essere proprio il relativo “ritardo” con cui sono giunti alla pubblicazione di questo disco; potrebbe essere facile per qualcuno pensare ad una band che sta solo cercando di avvicinarsi ad un genere che adesso ha maggiore visibilità, o a dei musicisti spocchiosi che vogliono sbandierare concetti musicali alternativi. In realtà, Nadir è davvero un gran disco, perché, oltre ad essere originale e molto ragionato, ci offre una nuova interessante realtà dotata di innegabile personalità e di doti che nemmeno i loro “padri ispiratori” sono riusciti a sviluppare così bene: più di ogni cosa una grande capacità di sintesi, che rende questo album, una volta metabolizzati i primi due – tre ascolti, un piacere da godersi tutto d’un fiato senza che mai sopraggiunga la noia o la voglia di saltare qualche pezzo, nonostante i quarantacinque minuti di durata e la lunghezza di certi brani (e anche la prova vocale è di livello superiore, grazie ad una sapiente alternanza tra cupo growl e sofferente scream utilizzati in maniera ugualmente efficace). Se fosse uscito tre anni fa, questo disco sarebbe stato un capolavoro assoluto: anche così però Nadir è senza dubbio un’opera dal grande valore artistico, un album coinvolgente e longevo, e probabilmente uno dei lavori più interessanti e visionari che avremo modo di ascoltare in questo 2012 nell’ambito del metal estremo.
8.0