1. In The Brim Of Decimation
2. Derancy Amplification
3. Doldrums
4. Drop Unregretted Into Oblivion
5. Redeeming Faults
6. Whose Smile Infests
7. Simulated Obdurancy
8. Crepuscular Shadow
I Birth Through Gore sono una band greca che ha appena sfornato il suo album di debutto, dal titolo Reign Of Depravity, per la Sevared Records. La band originariamente era composta da soli due componenti, chitarrista e cantante, anche se oggi è entrato a far parte della line up il batterista Michael Karatsiolis; tuttavia in questo loro primo full length la batteria è affidata alla drum machine.
I Birth Through Gore eseguono un brutal death metal con numerosi spunti tecnici, esibendosi in pattern molto veloci e complessi; il loro genere può ricordare realtà ben più affermate come Origin e Nile o, più in lontananza, gli Hate Eternal. Si tratta insomma un mix di brutalità e tecnica. Non si può certo dire che Reign Of Depravity sia un capolavoro massimo del genere o che proponga qualcosa di mai sentito prima, tuttavia ha degli spunti interessanti e merita di essere ascoltato. Paschalis Tassioudis, chitarrista della band, si mette in evidenza per la composizione strumentale dei brani, dimostrando una più che discreta tecnica; si consideri anche che è stato proprio lui ad occuparsi della drum machine. Non scordiamoci però del cantante, il quale a saputo montare la propria voce molto bene su tutto il disco, proponendo un growl potente e di impatto. Possiamo dire che Reign Of Depravity per la maggior parte della sua durata è composto da pattern eseguiti a velocità molto sostenute e che i blast beats la fanno da padrone in lungo e in largo in tutti e otto i brani. Oltre a questi possiamo anche apprezzare pattern più rallentati e cadenzati, che riportano alla mente influenze dal death metal classico, o anche spunti un po’ più melodici strutturati in stile Nile. Senza dubbio ai primi ascolti questo full length dei Birth Through Gore può sembrare una vera e propria bomba, invece, proseguendo nell’ascolto, il tutto sfocia nella monotonia a causa di riff ripetuti, rimacinati e riproposti troppe volte. Diciamo che per la seconda parte dell’album la band era probabilmente un po’ a corto di idee e questa è la più grande pecca del lavoro svolto dal duetto greco; pecca che non rende giustizia alle grandi qualità che possiedono.
Per concludere i Birth Through Gore non hanno fatto un brutto disco, anzi sicuramente gli vanno fatti i complimenti per le discrete qualità tecniche, per l’ottima qualità della registrazione e anche per aver composto il tutto solo in due; purtroppo però Reign Of Depravity alla lunga risulta molto uguale e ripetitivo. Nonostante ciò è un lavoro pienamente sufficiente e speriamo che la band greca riesca a continuare a far crescere e a far maturare il proprio stile e magari a trovare anche una line up completa.
6.0