(Woodworm / Wallace Records / Dischi Bervisti, 2014)
1. 19 giugno 1987 – Pesaro: rapina casello A-14
2. 31 agosto 1987 – San Lazzaro di Savena (Bo): rapina casello A-14
3. 3 ottobre 1987 – Cesena: tentata estorsione
4. 30 gennaio 1988 – Rimini: rapina supermercato Coop
5. 19 febbraio 1988 – Casalecchio di Reno (Bo): rapina supermercato Coop
6. 20 aprile 1988 – Castelmaggiore (Bo): attacco pattuglia Carabinieri
7. 19 settembre 1988 – Forlì: rapina supermercato Coop ù
8. 26 giugno 1989 – Bologna: rapina supermercato Coop
9. 15 gennaio 1990 – Bologna: rapina ufficio postale
10. 6 ottobre 1990 – Bologna: rapina tabaccheria
11. 10 dicembre 1990 – Bologna: assalto campo Rom
12. 22 dicembre 1990 – Bologna: attacco lavavetri extracomunitari
13. 23 dicembre 1990 – Bologna: assalto campo Rom
14. 27 dicembre 1990 – Castelmaggiore (Bo): rapina distributore
15. 4 gennaio 1991 – Bologna: attacco pattuglia Carabinieri
16. 20 aprile 1991 – Bologna: rapina distributore
17. 30 aprile 1991 – Rimini: attacco pattuglia Carabinieri
18. 2 maggio 1991 – Bologna: rapina armeria Volturno
19. 19 giugno 1991 – Cesena: rapina distributore
20. 18 agosto 1991 – San Mauro a Mare (Fc): agguato auto senegalesi
21. 28 agosto 1991 – Gradara (Ps): scontro a fuoco con due Poliziotti
22. 24 febbraio 1993 – Zola Predosa (Bo): rapina banca
23. 7 ottobre 1993 – Riale (Bo): rapina banca
24. 3 marzo 1994 – Bologna: rapina banca
25. 24 maggio 1994 – Pesaro: rapina banca
26. 21 ottobre 1994 – Bologna: rapina banca
27. 29 marzo 1998 – Rimini: suicidio Giuliano Savi
A due anni di distanza da Utopie E Piccole Soddisfazioni ritroviamo ancora una volta Nicola Manzan alle prese con la sua creatura Bologna Violenta, resa ancor più tale dalla scelta del concept su cui basare il nuovo disco. Fra mille concerti sparsi in Italia (e pure qualcuno all’estero mi pare), collaborazioni con personaggi più o meno noti della scena musicale internazionale e pubblicazioni della sua etichetta discografica, Dischi Bervisti, Nicola Manzan è riuscito a partorire quello che finora è sicuramente il disco più denso della carriera di questo suo progetto.
Lontano anni luce dagli omaggi cinematografici ai poliziotteschi italiani degli anni ’70, Uno Bianca vuole essere un punto di svolta nella discografia di Bologna Violenta partendo dai presupposti musicali di Utopie E Piccole Soddisfazioni e da un tema che definire ostico e foriero di misinterpretazioni e fraintendimenti è dire poco. Una Bologna sempre più violenta, soprattutto negli anni che vanno dall’87 al ’94, a cui corrisponde a mo’ di contrappasso un progetto tremendamente serio e consapevole dei propri mezzi e obiettivi: cinismo e nichilismo, attributi non estranei a Manzan, che in Uno Bianca si rovesciano in una solenne e caustica commemorazione di ciò che fu, conclusasi nel modo più tragico e terribile che si possa immaginare. Una scelta tematica che rispecchia l’evoluzione musicale del progetto dove gli archi e le orchestrazioni diventano i padroni indiscussi della scena, digrignando i denti nei passaggi più caotici e schizofrenici ma sapendo anche confondere, intristire e affrangere nei momenti peggiori, quando la sberla emozionale lascia attoniti e quasi spaesati in un dedalo di movimenti e azioni che stordisce e abbatte finche non si realizza che svariati secondi sono passati dalla fine dell’ultima traccia.
Bologna Violenta rimane geniale nel modo di svilupparne il concept e i relativi episodi (niente spoiler o citazioni, questo disco va ascoltato di fila e per intero), ma purtroppo per il sottoscritto la presenza degli archi a questo giro è davvero troppo eccessiva e fa perdere un po’ di quella istintività e impulsività che tanto mi piaceva ne Il Nuovissimo Mondo. Ad ogni modo disco sopra le righe, concettualmente anche oltre.
6.5