(Wallace Records / Dischi Bervisti, 2012)
1. Incipit;
2. Vorrei sposare un vecchio;
3. Utopie;
4. Sangue in bocca;
5. Costruirò un castello per lei;
6. E’ sempre la solita storia, ma un giorno muori;
7. Valium Tavor Serenase;
8. You’re enough;
9. Lasciate che i potenti vengano a me;
10. Remerda;
11. Intermezzo;
12. Il convento sodomita;
13. Terrore nel triregno;
14. Mi fai schifo;
15. Bimbo;
16. Lutto della testa;
17. Piccole soddisfazioni;
18. Popolo bue;
19. Le armi in fondo al mare;
20. Transexualismo;
21. Finale – Con rassegnazione
Nicola Manzan continua imperterrito a portare avanti la sua creatura Bologna Violenta che giunge alla soglia del terzo album con questo Utopie E Piccole Soddisfazioni, che segue di due anni l’acclamato Il Nuovissimo Mondo, in cui la personalità del progetto inizia a delinearsi a dovere, scrollandosi in parte di dosso la vena “poliziottesca” che l’aveva caratterizzato sin dall’esordio nel 2005. Ufficialmente uscito il 27 Gennaio tramite Wallace Records / Dischi Bervisti, l’album è già stato presentato dal vivo ed è tutt’ora disponibile interamente in streaming, oltre che in formato materiale ordinabile direttamente dal Bandcamp del progetto.
Il Nuovissimo Mondo ha portato Bologna Violenta oltre se stesso, un paio di collaborazioni annunciate da qualche tempo e l’intensissima attività live (che l’ha portato a condividere il palco con gruppi come Psychofagist o Melt Banana) hanno creato grandissime aspettative nei seguaci del bervismo bolognese. Ovviamente tutto è stato rispettato se non addirittura ampliato, in un certo senso. Qui non è più l’aura cinematografica anni ’70 a farla da padrone, anche se il rifacimento di “Blue Song” nel precedente album trafigge il cuore, e anche la cieca ed incontrollata violenza tipica del grind pare essersi ridimensionata: su un livello puramente tecnico è sicuramente il passato intriso di musica classica e di violino di Manzan a fare da padrone, ma, nel farlo, dona un valore aggiunto alle canzoni, anche a quelle più brutali (“Vorrei sposare un vecchio” ad esempio). Alla fine di Utopie E Piccole Soddisfazioni, forse grazie anche alla lunga traccia finale, rimane quel sentimento di amaro in bocca che spesso risulta fastidioso, ma che in questo contesto risulta quasi liberatorio: se veramente il motore dell’animo e del pensiero umano sono le piccole soddisfazioni di tutti i giorni, allora i grandi ideali diventano per forza utopie e, in quanto tali, irraggiungibili. Ma forse il percorso è esattamente l’opposto: le utopie decadono quando ci si rende conto che sono le piccole soddisfazioni giornaliere a rendere migliore la nostra vita, le piccolissime utopie e i piccolissimi desideri che ognuno di noi prova. Qualsiasi sia il percorso intrapreso, alla fine la sensazione che rimane è quella descritta poc’anzi, cioè quasi una sensazione di impotenza di fronte al mondo; lo scarto sta nell’accettare il nostro piccolo stato personale. Forse è questa l’innovazione maggiore di Utopie E Piccole Soddisfazioni, cioè la presenza di una carica emozionale tremendamente maggiore rispetto agli episodi precedenti. Merito di questo è anche l’enorme importanza rivestita dagli archi, che qui acquistano un ruolo guida che emerge chiarissimamente in più momenti, come in “Costruirò un castello per lei”, “Lasciate che i potenti vengano a me” e nella conclusiva “Finale – con rassegnazione”; soprattutto in questi tre momenti gli archi non costituiscono più la particolarità o il valore aggiunto della canzone, ma ne sono la base e il movimento su cui costruire il “contorno” di chitarra e drum machine caratteristici di Bologna Violenta. Non possono mancare accenni ai due brani in cui compare un cantato standard: primo dei due è una cover dei CCCP, ovvero “Valium Tavor Serenase” reinterpretata ottimamente da Aimone Romizi dei Fast Animals And Slow Kids, mentre per quanto riguarda “You’re enough” si è andati a scomodare J. Randall, cantante degli ottimi e spietati Agoraphobic Nosebleed, che riesce ad imprimere al brevissimo brano una brutalità davvero unica.
Inutile descrivere ogni singolo brano, Utopie E Piccole Soddisfazioni è un album che va ascoltato tutto d’un fiato senza troppe remore e che mostra la sua profondità sin dalle prime note, andando al di là della schiettezza di alcuni titoli o dialoghi presenti all’interno delle canzoni. Bologna Violenta colpisce ancora e sempre più a fondo, rendendo la sua musica ancora più personale ed intimistica, nonostante la facciata irriverente e spesso sarcastica tipica del grind. Supporto incondizionato a questo progetto e si invita caldamente a gustarsi le sue esibizioni dal vivo.
7.5