I Born of Osiris nascono nel 2003 a Chicago, Illinois. Dopo I tipici cambiamenti di formazione, nonché di monicker, I nostri registrano il loro primo album nel 2007, sotto la stessa Sumerian per la quale, oggi, esce questo secondo album. “A Higher Place” mantiene fondamentalmente inalterato lo stile di base: canzoni relativamente brevi (difficilmente sopra i 3 minuti) e quintalate di caos sonoro. Dopo un intro che contribuisce a rendere l’atmosfera giusta, i nostri si lanciano in un incrocio quasi costante fra i tempi spezzati e dispari dei Meshuggah ed un deathcore che quindi, irrimediabilmente, ne risulta deformato ed atipico. Non è male l’idea di far ritrovare richiami tanto al black metal più moderno (si legga Dimmu Borgir), quanto ad un’appena accennata base hip-hop (entrambe in “Now Arise”). Tuttavia, anche questa generica tendenza alla commistione contribuisce a minare il lavoro dei sei americani.
Le tracce, infatti, finiscono con il non trovare quasi mai un loro punto di centralità, che possa lasciare all’ascoltatore un appiglio netto e facilmente riconducibile anche dopo una serie di ascolti successivi. I cambi di tempo, e con essi la presunta volontà di non attenersi alla forma canzone e di non ricercare il riff facile, dopo un po’ stancano. Nemmeno gli intermezzi sinfonici, nonostante concedano un attimo di respiro, riescono più di tanto a stupire. Di fronte a ciò, insomma, il rischio di riportare il tutto ad un clima di sottofondo sonoro è piuttosto alto.
Per il resto, la produzione è mediamente buona, e di certo la formazione tecnica dei vari componenti è ineccepibile. Come per innumerevoli altri casi, tuttavia, questo non basta a fare di un buon gruppo un buon successo anche sulla lunghezza del disco. C’è chi la chiama “ricerca sonora” e tenta in ogni modo di distaccarsi dai canoni classici. Con alcuni (vedi i suddetti Meshuggah) funziona, con altri un po’ meno.
Voto: 5