(Neurot Recording 2015)
1) Lava
2) Empires of Dust
3) Unnamed
4) La mano poderosa
5) I Am
6) The Immutable Path
7) Outro
“Faccio musica grande, grassa e orribile, proprio come me e ne sono contento… onestamente non me ne frega un cazzo di tutto il resto…”. Questo era ciò che, in un’intervista del 1991, diceva di sé Tad Doyle, il mastodontico macellaio che proveniva dall’Ohio e che si trapiantò a Seattle dando vita ai suoi Tad, che ai tempi indossavano camice di flanella a scacchi e suonavano un impensabile grunge rozzo e cattivo, che possiamo tranquillamente racchiudere in due album: Inhaler del 1993 e Infrared Riding Hood del 1995.
Di acqua sotto i ponti ne è passata e nel 2007 il buon Doyle ha messo in piedi i Brothers Of The Sonic Cloth, un trio dedito a sonorità doom/stoner/sludge con volumi alti e distorti. L’album omonimo in questione è il primo full length della band e fin da subito, attraverso il “tiro”, le bordate e i colpi in piena schiena di “Lava” capiamo come butta. Si passa alla nera e stordente “Empires Of Dust”, nella quale le voci maligne e oniriche si appoggiano su riff di matrice doom, lenti e dilatati, dettati dalla batteria fino all’arrivo di una satura e soffocante melodia infernale che sembra quasi essere uscita dalle mani di un chitarrista degli Esoteric. Invece, nelle ammalianti stesure in chiave pulita che giocano con quelle in chiave sporca presenti in “Unnamed”, cadiamo in uno stato di trance, trascinati da riff corrosivi di matrice sludge sorretti da una sessione ritmica veramente devastante. Tocca poi agli undici minuti di “La Mano Poderosa” trainare il trio verso lidi di estrema pesantezza, in un pezzo che ricorda i Crowbar degli inizi. Rimangono “I Am” e “The Immutable Path”, brani che giocano su tribalità e psichedelia aprendo, con il loro incedere, scenari tristi e desolati. La conclusiva “Outro (Piano)” è una semplice performance al pianoforte posta a chiudere in maniera anomala il disco.
Questo album sbuca fuori quasi dal nulla e conferma che il buon Doyle, quando negli anni 90 rilasciava certe affermazioni sul suonare pesante, ci credeva veramente e questo lavoro, anche se non esce a nome Tad, ne è la prova.
8.0