(Gangsta Paradise Records, 2010)
1. Il Grind E’ Servito
2. Cous Cous Clan
3. Elisir
4. Part I: The Birth (Trilogy)
5. The Bossa Anova
6. Grindasia
7. Part II: The Life (Trilogy)
8. Grind Canyon
9. Fisting Daisy
10. Veni Vidi Grindi
11. New World Disagium
12. Graind Raccordo Anulare
13. Part III: The Death (Trilogy)
14. Il Lago Dei Cinghi
15. Grind Magne
16. Grind Gala
17. No Mastino No Grind (bonus track)
Siete adagiati nelle vostre confortevoli poltrone per l’ascolto di un’ora di musica all’insegna della spensieratezza? Perfetto, allora il primo consiglio è quello di non schiacciare il tasto play per l’album in questione perché quello che state per ascoltare è un autentico massacro sonoro dalla potenza inaudita, pari ad un gancio in piena faccia! I Buffalo Grillz sono una superband tra i cui ranghi spiccano nomi illustri dall’underground italiano: Gux degli Tsubo al basso, Cinghio degli Orange Man Theory alla chitarra, Enrico Giannone degli Undertakers alla voce e Mastino dei Dr. Gore alla batteria.
Grind Canyon , full length d’esordio che produrrà un headbanging sfrenato alle teste di innumerevoli grind-freaks, non sarà certo un manifesto all’innovazione, (per nulla cercata oserei dire!), ma ripropone in maniera fedelissima, e con una maturità assolutamente invidiabile, tutti i canoni grindcore proposti dall’album Scum (per chi non lo conoscesse, il consiglio è quello di abbandonare recensione, sito e l’appellativo di ascoltatore di musica estrema!) ad oggi. Il Grindcore è legge! E questo traspare da ogni singola nota distorta ad ogni singolo colpo di blast beat, con influenze che vanno dal fast grind di scuola Napalm Death di prima generazione, come in “The Birth” (brano dalla durata complessiva di tre secondi esatti!), al deathgrind (Corpsefucking Art, Orange Man Theory, Asesino e Napalm Death di seconda generazione), come stavolta nei brani “Cous Cous Clan”, “New Word Disagium” o “Il Lago dei Cinghi”. Presenti inoltre sporadici momenti di groove metal dove i nostri dimostrano di saper andare non solo velocissimo come in “Graind Raccordo Anulare” oppure in “Fisting Daisy”, brano ispirato al film A Spasso Con Daisy (1989), in cui la band si diletta in un improbabile country. Stando inoltre ai numerosi titoli elencati potrete facilmente estrapolare, anche senza un adeguato ascolto, la caratteristica forse più godibile dell’album rappresentata da una massiccia dose di autoironia, elemento fondamentale per chi è ormai stanco della monotonia tematica di generi come il Goregrind. Un‘ironia incarnata sia dalle No Vocals gutturali, interpretate in maniera sapiente, da Enrico Giannone, autore di una prova muscolare e molto convincente; sia dai numerosissimi inserimenti comici che comprendono “special guests” del calibro di Ken Shiro, “L’Apprendista Stregone” di Paul Dukas oppure la sigla del programma “Il Pranzo è Servito”.
Un album completo, violentissimo, annichilente ma come già detto molto divertente. Suonato in maniera impeccabile e prodotto in modo perfetto.
8.5