(Subsound Records, 2012)
1. Intro
2. Linkin Pork
3. Forrest Grind
4. Lapo Elgrind
5. Manzo Criminale
6. Gux & Gabbana
7. Bufalismo
8. Sacro e Scrofano
9. Dawson Crick
10. Improvvisation Intuition Casaccium
11. Dimmu Burger
12. Grind Sasso
13. Il Marchese del Grill
14. Vision Divan
15. Delitto al Blue Grind
16. Sermoneta Chainsaw Massacre
17. Eau de Vergogn
18. Pig Floyd
19. The Truffer (bonus track)
20. La Canzone del Sale (bonus track)
21. Outro (bonus track)
Dopo un ottimo debutto come Grind Canyon le aspettative sui Buffalo Grillz erano elevatissime. I nostri si sono costruiti una nomea e un seguito di tutto rispetto, sfornando un album in cui ilarità e annichilazione convivevano come raramente (o addirittura come mai) s’era potuto verificare.
La formula era fatta di un death/grind potentissimo ma a tratti altamente ironico, grazie anche ai numerosi inserti extra compositivi provenienti da cinema, colonne sonore e sigle dei cartoni animati ed è proprio in questo che si può constatare la prima differenza della suddetta release rispetto all’album di debutto: Manzo Criminale è decisamente più composto e suonato. Tale differenza è rappresentata dalla presenza molto più contenuta di inserimenti extramusicali, questa volta di carattere esclusivamente cinematografico. Ha dell’incommensurabile ritrovarsi come intro uno dei monologhi più caratteristici della storia di Hollywood estratto dal capolavoro Cape Fear – Il Promontorio della Paura (remake di Scorsese di un altro classico del cinema del 1962), dove un magistrale Robert de Niro superbamente doppiato dal mai dimenticato Ferruccio Amendola decanta passi su sfondo biblico di Silesius, poeta e mistico del diciassettesimo secolo e, il tutto, dopo un “mal riuscito” tentativo di pestaggio nei suoi confronti.
Un’intro di tale levatura non può che introdurre ad un autentico massacro sonico in cui le bordate death/grind si susseguono come macigni granitici sul grugno; ascoltatevi “Sacro e Scrofano”, “Linkin Pork” o “Improvvisation Intuition Casaccium” e provate a non rimanere minimamente tramortiti. In questo susseguirsi di montanti e ganci in piena faccia si può constatare la seconda, e forse più grande, differenza rispetto a Grind Canyon : gli episodi fast grind “yousufferiani” sono del tutto assenti ad eccezione della sensazionale “Il Marchese del Grill” e i momenti per rifiatare e ridersela di gusto veramente sporadici. Certo non mancano attimi in cui l’ilarità totale prende il sopravvento come ne “La Canzone del Sale” o nella funkeggiante “Delitto al Blue Grind”, accompagnata quest’ultima dalle “note scandite” della motosega di Gux (bassista) e dalle improbabili scariche del Mastino (batterista). E’ vero che accingersi all’ascolto di un album dei Buffalo Grillz per rilassarsi, prescindendo dalla furia sonora, costituirebbe il più grande dei paradossi ma è anche vero che la band in questione non è e non potrà mai essere presa sufficientemente sul serio.
Tutto questo per dire che, nonostante si tratti di un album magistralmente prodotto, tali elementi portano a classificare Manzo Criminale un gradino sotto rispetto al precedente Grind Canyon, ma parliamo comunque, per il momento e per il genere in questione, di uno degli episodi più riusciti e divertenti del 2012, se non del migliore.
7.5