(Salute Records, 2011)
1. In Blood
2. Die In Pain
3. Succubs
4. Desolation
5. I’m Back For Blood
6. Princeps Malis Generis
7. Circles
8. The Horizon Is Black
9. Soul of Wolf And Raven
I cinquantacinque minuti di sferragliante black metal che possiamo ascoltare in questo Princeps Malis Generis ci sono offerti dai Byblis, band attiva dal 2003 e proveniente dai più oscuri meandri del territorio marchigiano.
Rispettivamente nel 2006 e nel 2008 la band registra il primo demo, Pavor, e lo split In Nomine Satanas, affiancata da altre battagliere realtà quali Pogost e Beyond Ye Grave.
La proposta del combo è subito percepibile e identificabile, chiarendosi definitivamente nell’ascolto di questo primo full lenght ufficiale: nessuna particolare volontà innovatrice, nessuna sperimentazione in termini di commistioni di generi e/o stili; non vi è traccia alcuna del trend che (ahimè) sta investendo la gran parte delle black metal bands nate negli ultimi anni, che si manifesta con un improbabile avvicinamento ai territori del post rock e della scena che, sinteticamente e grossolanamente, possiamo definire indie (quando la cosa è ancora “accettabile”..).
Semplice e diretto black metal, così come veniva pensato e registrato a metà degli anni novanta, senza pretese particolari se non quella di guadagnare onestamente un posto nel vero lato oscuro della musica.
Il black metal dei Byblis è sostanzialmente basato su tempi stabili e immediati, che variano dai più classici blast beats ad andamenti decisamente cadenzati e marziali (ne è un esempio la title track); la chitarra abbandona superflui tecnicismi per votarsi alla costruzione di riffs essenziali, talvolta ridotti all’esecuzione di due o tre note/accordi per archi di tempo relativamente lunghi.
La voce si situa a cavallo tra un classico growl e una versione più acida e grattata dello stesso, allontanandosi, seppur brevemente, dalle canoniche black metal vocals.
L’influenza Darkthrone è forse quella più forte e percepibile, sebbene la musica dei Byblis non tenda al tributo o all’esercizio di stile fine a se stesso: è innegabile però, ascoltando la chitarra e, perché no, la qualità e le caratteristiche del suono, una certa affinità con la fondamentale band norvegese.
Tutto questo si palesa in brani come “The Horizon Is Black”, dal un titolo quasi “abbathiano”, che si costruisce su un mid tempo dalle tinte belligeranti, arricchito da una produzione che, oserei dire, risulta perfetta per il genere proposto.
Interessante è “Soul of Wolf And Raven”, dal riff in costante bilico tra modo maggiore e minore, sebbene il tutto trattato con oscura attitudine nordica; è proprio questa sensibilità che ci permette di considerare il sound della band affine a quello della seconda ondata black metal, piuttosto che alle più moderne e mainstream scene francesi (naturalmente non stiamo parlando della devastante Légion Noire) e statunitensi.
In conclusione: Princeps Malis Generis è un buon album, senza particolare pretese, senza forzature e discretamente prodotto, anche se forse per un album black metal il minutaggio rilevante (cinquantacinque minuti) può risultare un punto debole.
Tallone d’Achille: le parti in blast beats, sebbene fondamentali, spesso riducono notevolmente lo spessore acquisito dai brani nelle sezioni di granitico mid tempo, sul quale poggia effettivamente tutta l’architettura sonora.
Voto: 7.