(Permeated Records, 2015)
1. Hysteric Global Disfigurement
2. Neglecting the Iniquitous Delusions
3. Remnants of Chaotic Apogee
4. Sphere of the Blood Feast
5. Neuroanatomical Abnormalities
6. Obedience to Defiling Filth
7. Obsessed Thee Arranged the Violence
8. Extermination by the Scavenger’s Daughter
9. Dawn of Ash
Paese che vai, trend che trovi. Potremmo riassumere così i nostri pensieri guardando all’ondata di band dedite al brutal/slam proveniente dell’Indonesia: i Cadavoracity appartengono in pieno a questa categoria. Vista la luce grazie agli sforzi della Permeated Records, Remnants of Chaotic Apogee si va ad aggiungere alla notevole mole di lavori che in questo campo stanno quasi saturando la scena medesima, ma presenta pure qualche chicca sotto le vesti di due particolari guest session.
Il lavoro dei ragazzi indonesiani non si discosta particolarmente da quelli che sono i diktat della scena, e seguono pertanto le indicazioni stilistiche di mostri sacri della scena americana, sia brutal, come Disgorge e Gorgasm, padrini dei riffoni quadrati e velocissimi, sia slam, riscontrabile soprattutto nell’abbondante utilizzo della tecnica del palm muting abbondantemente presente nei Devourment. Lo stile dei nostri è veloce, feroce e senza scrupoli, come dimostrato nell’iniziale “Hysteric Global Disfigurement”, composta da rallentamenti quasi inesistenti e batteria sparata a mille su ritmi quadrati e ripetitivi; la batteria stessa è anche l’unico effettivo punto debole del platter per il suo essere artificiale e fredda, e a tal proposito non ci stancheremo mai di affermare quanto la mancanza di un batterista in carne ed ossa sia deleterio, specialmente per band simili. Passando invece alle peculiarità presenti sul disco, si denota la presenza di Sebastian Guarin (Bacteremia) a fornire un po’ di varietà col suo growling gutturale e “fognario” alla Matti Way. Nota di orgoglio per noi italiani è invece la presenza di Paolo Chiti (Putridity e Devangelic), che contribuisce a rendere ulteriormente malato “Neuroanatomical Abnormalities”, forse il brano più gore-oriented del lotto.Infine segnaliamo la presenza dei Liturgy, che presenziano con un intero brano, il finale “Dawn of Ash”, e nonostante al primo ascolto la differenza non risulti immediata, basta un secondo ascolto per notare le differenze stilistiche dei nostri; in ogni caso la presenza dei Liturgy può ben rendere l’idea del tipo di solidarietà che si è creata in questo genere, cosa assolutamente positiva e degna di elogio.
Abbiamo tra le mani una classica pubblicazione da Permeated, che non farà fatica a trovare sostegno in un settore sì underground ma anche molto coeso all’interno della scena metal. A parte la batteria elettronica, che tutto sommato risulta passabile, e tralasciando due o tre passaggi che si poteva rendere più fruibili e sensati (come nella prima traccia ad esempio), la produzione lascia un po’ a desiderare, specialmente se consideriamo che la chitarra tende ad essere sovrastata dalla batteria e dalla voce stessa. Per il resto si tratta di un disco godibile ed accettabile per essere una prima prova.
6.5