(Broken Limbs Recordings 2015)
1. Introduction
2. I Am the Flail of the Lord
3. Setter of Unseen Snares
4. Vowbound
5. Applicant/Supplicant
6. Orphan
La one man band Caïna, longevo progetto del signor Andrew Curtis-Brignell continua dopo dieci anni di attività a risultare interessante. In seguito a diversi ottimi EP, split (insieme a gente del calibro di Krieg e Process Of Guilt) e full length (su tutti Hands That Pluck, uscito nel 2011 per Profound Lore, che racchiude l’essenza del musicista in centoventi minuti), Curtis-Brignell ha deciso di rilasciare questo Setter Of Unseen Snares con la collaborazione di altri elementi, che permette oggi ai Caïna di attingere da un ricchissimo background black, death, ambient, shoegaze, drone, neo folk,post rock. I testi nascono invece dal ripudio dell’autore per la religione, da miti, leggende e dall’esaltazione dell’individuo umano. La band infatti prende il nome Caïna da una delle quattro zone circolari del Cocito (l’immenso lago ghiacciato presente nel nono cerchio dell’Inferno dantesco), che è il luogo dove vengono puniti coloro che tradiscono i loro parenti, seppelliti nel ghiaccio fino al collo.
L’album apre le danze con un’introduzione onirica e spaziale che prelude a “I Am The Flail Of The Lord”, nella quale troviamo accattivanti giri black’n’roll imbastarditi dall’hardcore punk (presenti anche nella traccia “Applicant/Supplicant) che vengono rapidamente inghiottiti da atmosfere cupe, tipicamente dark. “Setter Of Unseen Snares” e “Vowbond” sembrano voler riesumare il black di ultimissima generazione degli oramai defunti Altar Of Plagues, attraverso sfuriate black che cedono il posto a brevi giri di chitarre crescenti, pungenti e spigolosi, oltre che ad alcune affascinanti aperture già sentite nei Lantlòs di Neon. La chiusura è affidata alla lunghissima “Orphan”, dotata di un suono cosmico e surreale che ben ci accompagna in questo lungo viaggio, guidato nella prima triste e drammatica parte da una voce, quella di Vice Martyr, che narra in maniera straziante il proprio dolore di esistere. Nella seconda parte invece, insieme alle voci sempre presenti, troviamo chitarre, fredde e piangenti, che senza alcuna compassione alimentano nuovamente il fuoco del black crudo e ferale aleggiante su tutto il disco.
Setter Of Unseen Snares è un nero manifesto che dura poco più di trenta minuti (peccato per la sua breve durata), dentro ai quali troviamo angoscia e dolore. La struttura di base black riesce a evolversi e muoversi anche su differenti coordinate, un esercizio di stile molto piacevole che è sempre riuscito bene ai Caïna. La sensazione è quella di sentire una band che ripercorre tantissime vecchie strade abbandonate, ma che risulta sempre sincera e che grazie al gusto compositivo evoluto e raffinato di cui è dotata riesce a tirar fuori dischi di altissimo livello.
7.5