(Ultimhate Records, 2011)
1. Cosmic Syncronism
2. Exegesis of a Disaster
3. Of Memories We Die
4. Dethroned
5. A Mirror Doesn’t Reflect
6. Nihilism of the Technique
7. Across Human Desolation
8. Panopticon
9. Mass Murder
10. A Rest Unearth
Dalla Riviera con furore. Perché, evidentemente, Rimini non è soltanto discoteche, sole, mare e lascivo divertimento estivo di massa, ma anche elitario death metal.
Tralasciando la retorica e le scontatezze ad essa correlate, è tempo di parlare dell’album d’esordio dei Carnality, dal titolo omonimo, uscito per Ultimhate Records lo scorso novembre.
I Carnality, freschi di cambio di frontman – dal buon Andrea Manenti, all’altrettanto talentuoso Luca ‘Dave’ Scarlatti –, propongono un death metal decisamente brutale, ma in grado di muoversi su diversi livelli, senza trascurare tanto la melodia, quanto l’impatto e capace d’interessare i più svariati ambiti: connotati da una buona tecnica, come, d’altronde, molte delle band attuali, i nostri alternano riffs groovy e cavalcate di scuola Cannibal Corpse, a (radi! Ne vogliamo di più!) momenti epici à la Morbid Angel o Immolation, amalgamati con soluzioni dissonanti che riecheggiano gli ultimi Decapitated, qualcosa degli Origin (il classico blastbeat con chitarra in tappin’) e ‘modernismi’ che possono strizzare l’occhio al calderone deathcore.
Di fronte ad una proposta così ricca e varia, soprattutto, finché non si fronteggia la musica, possono sorgere diversi dubbi: troppa carne al fuoco non resta troppo cruda e non fa troppo fumo? In effetti, il rischio è grosso, soprattutto quando, per l’appunto, si miscelano elementi che, seppur parte della grande famiglia del death metal, sono distanti; fortunatamente i Carnality e, in particolare, il songwriter, il chitarrista Marco Righetti, sono ragazzi decisamente ‘navigati’ e non cadono in errori grossolani d’approssimazione, anche se, a mio parere, talvolta, qualche ingenuità evitabile traspare: la lunghezza dei brani, sovente prolissi, l’amore a volte eccessivo per i solos chitarristici (tutti buoni, per altro, ma spesso prevedibili al loro arrivo e nel loro stile; non a caso, una delle mie canzoni preferite del lotto è “Panopticon”, pezzo straight in your face ed efficacissimo… senza assoli!) e il disequilibrio fra alcune parti strutturali di ciascuna song.
Si tratta, comunque, di particolari: il disco, pur essendo un esordio, ha decisamente da dire, come testimoniano canzoni come “Dethroned” (scelta per il video ufficiale della band), forse la più rappresentativa del lotto, calzante a pennello nello standard dell’attuale New Wave Of Brutal Death Metal (sic!), e la tenebrosa “Across Human Desolation”, pezzo dalle atmosfere differenti e complesse ma incredibilmente equilibrato e godibile.
Limate alcune soluzioni, maturato il songwriting ed il gusto personale, certamente, i Carnality, già band attiva e propositiva nel presente, potranno sicuramente dare ancora molto al death metal nel futuro.
7.0