(Deathwish Inc., 2012)
1. Flowermouth (The Leech)
2. Around My Neck // On My Head
3. Sleep (I’ve Been Slipping)
4. Liars // Trudge
5. Colors (Into Nothing)
6. Nothing (The Rat)
7. Roots Are Certain // Sky Is Empty
8. Choiches (Love Is Love)
9. Calm // Breathe
10. Bloom (Return To Dust)
I Code Orange Kids sono la rivelazione hardcore dell’anno. Chi ha avuto il piacere di vederli dal vivo di recente non si stupirà di quest’affermazione, per tutti gli altri è consigliato l’ascolto del primo album di questi ragazzi, Love Is Love // Return To Dust, licenziato dalla Deathwish Inc., che giustamente punta molto su di loro; d’altronde, già l’EP Cycles era un ottimo biglietto da visita e il combo di Pittsburgh con l’opera qui presa in esame non fa che confermare le ottime impressioni suscitate in precedenza.
L’esordio sulla lunga distanza dei Code Orange Kids è un disco davvero irresistibile, realizzato da quattro ragazzi dall’età media inferiore ai vent’anni caratterizzati da una scarsissima propensione a seguire le mode. Intendiamoci però, questi non sono dei “rottamatori”: il loro è un hardcore cattivo e fortemente ancorato a radici punk, ma imbastardito con elementi di diversa provenienza, tra cui rallentamenti dal gusto sludge e qualche parentesi atmosferica ai limiti del post rock / shoegaze. Non cominciate a storcere il naso, parliamo principalmente di due intermezzi, ovvero “Colors (Into Nothing)” e “Calm // Breathe”, brani che ad un primo ascolto spiazzano ma che superato il primo impatto appaiono ben inseriti nel contesto generale del disco. L’unica altra concessione alla melodia è nella seconda parte di “Liars // Trudge”, dove appare anche il cantato in pulito della chitarrista Reba, che invece nel resto del disco urla insieme all’altro chitarrista Eric e soprattutto al batterista Jami, vero mattatore della band soprattutto nelle esibizioni dal vivo.
Per il resto, Love Is Love // Return To Dust è uno di quei cicloni da cui ci si fa investire più volte con estremo piacere, una mazzata della durata inferiore alla mezz’ora che diverte e crea facilmente dipendenza. Le influenze della band sono tante ed alcune piuttosto evidenti (in “Nothing (The Rat)” si sentono inconfondibilmente i Converge ad esempio), ma il grosso merito dei Code Orange Kids è di aver trovato uno stile personale e piuttosto riconoscibile, specialmente nel panorama hardcore odierno, in cui questi ragazzi spiccano per la spontaneità e l’entusiasmo quasi palpabile con cui si dedicano alla propria musica. Non è un caso che il loro nome giri con insistenza sempre maggiore in certi ambienti: se si leveranno di dosso in fretta la pericolosa etichetta di enfantes prodiges, tanto facile da affibbiargli ora, e se si confermeranno su livelli così alti anche in futuro, ci sarà da divertirsi. Questi ragazzi sembrano saper benissimo cosa stanno facendo, dunque per ora ce li godiamo così e aspettiamo di rivederli in tour da queste parti.
7.5