(Temporary House, 2010)
1. Introduction
2. Blind in One Eye
3. Everything To Everyone
4. Crime And The City
5. Cloaked In Red
6. Perimeter Man
7. Skeleton Smile
8. Isela Vega
9. Lost In Groningen
10. Statuary
11. Man Was Never Meant To Fly
12. Punk / Money
Qualcosa di grosso dev’essere successo in casa Coliseum, perché quello che ci troviamo davanti non è più lo stesso gruppo autore dell’intransigente e grezzo hardcore di No Salvation, pubblicato nel 2007 dalla Relapse… e non è neanche la Relapse che ci offre questo House With A Curse, ma la ben più piccola e meno nota Temporary House.
Sarebbe interessante capire cos’è cambiato nelle menti di questi tre ragazzi del Kentucky, ma questa è la sede per ben altre disquisizioni, quelle musicali. Parlando di musica dunque, cominciamo dal principio. Se avete già ascoltato questo album conoscendo i Coliseum, probabilmente avrete premuto il tasto play con scarsa convinzione, sapendo già cosa aspettarvi dall’ascolto al quale vi stavate avvicinando. Peccato che, dopo un’introduzione molto atmosferica, questo disco parta in modo assolutamente imprevedibile. “Blind in One Eye” è già un manifesto dei nuovi Coliseum: l’hardcore degli esordi si è notevolmente incupito, andando a mescolarsi talvolta con atmosfere e suoni vicini a certo post-punk. Un procedimento simile a quanto fatto dagli ex-moshcorers australiani Carpathian in Isolation, dove, come qui, erano riconoscibili giri di basso che tributavano chiaramente i Joy Division, o, parlando di uscite più recenti, dai Kylesa, che nel loro ultimo geniale parto Spiral Shadow omaggiano a più riprese il noise rock dei Sonic Youth. Non si parla dunque della crescente tendenza alla melodia che sta tentando di non far scomparire l’hardcore (e il metalcore) più valido, ma di uno stile sempre più personale che, di colpo, catapulta i Coliseum all’interno di una ristretta élite che bada più alla qualità che alla moda.
Certo, non vogliamo dire che questi ragazzi abbiano trovato la formula dell’originalità assoluta. Ogni tanto si lasciano ancora andare alle trame più veloci, e sono ancora capaci di pestare duro, accennando anche riff di sapore quasi stoner, ma è quando sfoggiano la loro vena melodica, e quando la voce di Ryan Patterson diventa più cupa e roca, che i Coliseum diventano più coinvolgenti. Le melodie di chitarra (e i già menzionati giri di basso à la Joy Division) di questi ragazzi vi sapranno stupire sin dai ritornelli della già citata “Blind in One Eye” fino alla conclusiva “Punk / Money”, e nella parte centrale della tracklist vi faranno premere più volte il tasto replay: ascoltate lo splendido break melodico nell’ultimo minuto di “Crime And The City”, fatevi rapire dal cupo, lento incedere di “Cloaked In Red” e lasciatevi catturare dalla vivacità di “Perimeter Man” e “Skeleton Smile”.
Questi Coliseum in versione “triste” non avranno certo composto un capolavoro, ma questo House With A Curse è un album che si fa ascoltare con estremo piacere più e più volte, accattivante e ben suonato, oltre che discretamente originale, cosa che fa ben presagire per il futuro. Per finire, un consiglio: a coloro che amano particolarmente i gruppi menzionati in recensione (ma non solo), si raccomanda di aumentare di un mezzo punto il voto che vedete in basso, e soprattutto di piazzare al più presto questo bel dischetto nell’autoradio. Vedrete che, come per il sottoscritto, non potrete fare a meno di questi ragazzi nei vostri viaggi solitari. Una delle sorprese più belle dell’anno.
7.5