L’ultimo grande evento del 2012 è stato sicuramente la calata in Italia dei Converge, un’occasione che non potevamo perderci: il nuovo disco All We Love We Leave Behind ha riportato la band di Salem su livelli di qualità che non si ascoltavano dai tempi di Jane Doe e You Fail Me, dunque, nonostante non siano un gruppo che si fa vedere poco dalle nostre parti, avevamo tanta voglia di rivedere i Maestri all’opera. Oltre a ciò, in questo tour sono presenti guests d’eccezione, provenienti anche da background musicali parecchio distanti tra loro: i Touché Amoré, il cui screamo vecchia scuola sta ricevendo sempre più consensi, gli A Storm Of Light, creatura di Josh Graham che ancora aspetta una definitiva consacrazione, e i nostrani The Secret, ormai sempre più una realtà di livello internazionale, tristemente più riconosciuta all’estero che dalle nostre parti. Il Factory, location milanese dotata di un’acustica non certo ottimale, è decisamente ben raggiungibile anche per chi abita fuori Milano, tuttavia il traffico della tangenziale ci ha impedito di assistere all’esibizione della band triestina, cominciata attorno alle 20. Rimedieremo al più presto: avremo modo di vedere i The Secret tra un mese e cercheremo di offrirvi un resoconto in quell’occasione, anche perché ultimamente i ragazzi sono cresciuti molto anche sul fronte live.
Converge + Touché Amoré + A Storm Of Light
Factory Club, Milano
19 / 12 / 12
A STORM OF LIGHT
Ci riesce abbastanza difficile comprendere perché gli A Storm Of Light si ostinino ad imbarcarsi in tour insieme a gruppi con cui hanno davvero poco in comune. Dopo averli visti a maggio con gli Sleep, ci ritroviamo stavolta a parlare di loro in una serata quasi totalmente votata a hardcore e derivati; non rimaniamo troppo impressionati dallo show di Josh Graham e soci, ma notiamo con sorpresa che il loro materiale sembra essere noto ad un buon numero di astanti, che seguono la band con partecipazione regalando anche applausi convinti. Forse il pubblico di questa sera è più giovane e più ricettivo verso sonorità simili, o probabilmente è più facilmente impressionabile dell’ascoltatore medio degli Sleep, fatto sta che gli A Storm Of Light stasera hanno strappato consensi e forse qualche fan in più. Se poi volete sapere qualcosa di più sul concerto, prendete quanto scritto in occasione del loro concerto di Piacenza, abbassate il livello di entusiasmo (le proiezioni erano, prevedibilmente, le stesse e gli stessi erano pure i pezzi meglio eseguiti, “Collapse” su tutti) e aggiungete il non trascurabile fatto che stavolta gli ASOL hanno suonato mezz’ora scarsa invece che tre quarti d’ora. Ed è stato pure meglio così.
TOUCHE’ AMORE’
Non è un segreto ormai, l’hardcore malinconico letto in chiave pseudo-screamo è attualmente il filone più in voga dell’hardcore tutto. Da quando i Carpathian hanno aperto la strada, il numero di band accostabili a questo “genere” è aumentato sempre più e per ora ne son venuti fuori diversi dischi notevoli. Di tutte queste realtà, i Touché Amoré sono forse quelli più legati allo screamo vecchia scuola, quello degli anni Novanta per intenderci, dal quale prendono molti elementi filtrandoli con un’ottica hardcore più moderna. Su disco sono un gruppo particolarmente godibile (abbiamo molto apprezzato l’ultimo Parting The Sea Between Brightness And Me), perciò era lecito avere aspettative alte sulla loro performance live. Da un punto di vista formale, non possiamo muovere grosse critiche sull’esecuzione dei brani, ma qualcosa si può dire sul coinvolgimento emotivo che dovrebbe suscitare una band dal genere: sicuramente i sostenitori più appassionati accalcati nelle prime file avranno cantato a squarciagola ogni parola con le lacrime agli occhi, tuttavia dalla nostra posizione più “neutrale” dalle parti del mixer non abbiam potuto fare a meno di notare l’evidente immobilismo di tutti i musicisti. Certo, il cantante Jeremy Bolm s’è dato da fare cercando talvolta anche il contatto con le prime file, ma nel complesso anche lui ha dato l’impressione di eseguire il “compitino”. Alla fine non c’è dispiaciuta l’esibizione dei Touché Amoré, più che altro perché apprezziamo il loro repertorio, ma non pensiamo che i ragazzi abbiano fatto una gran impressione su chi non li conoscesse. A loro forse non cambierà molto: il fatto che siano nella posizione di principale spalla dei Converge dà abbastanza l’idea di quanto la loro popolarità sia cresciuta negli ultimi tempi, tuttavia rimandiamo un nostro giudizio completo ad un’altra occasione.
CONVERGE
Una cosa che certamente non si può dire dei Converge è che se la tirino. Sarà la vecchiaia, ma ce li ricordavamo molto meno sorridenti, persino Jacob Bannon sembra aver abbandonato il personaggio di eterno incazzato. Anzi, a volte dà proprio l’impressione di prendersi poco sul serio: riscaldamento “da pugile” prima dello show, pose “da duro” volutamente grottesche, addirittura sorrisi tra un pezzo e l’altro… se non fosse per i suoi inconfondibili latrati (e i tatuaggi), quasi non l’avremmo riconosciuto! Ad ogni modo, si parte con “Heartache”, traccia d’apertura e unico estratto di No Heroes, poi subito la magnifica “Concubine” (Jane Doe vuol dire sempre lacrime) e a seguire il miglior episodio dello zoppicante Axe To Fall, l’opener “Dark Horse”. I Converge sono in formissima (a parte Ballou, un po’ più appesantito del solito), mentre il pubblico ci appare abbastanza freddino per tutta la durata del concerto; Bannon comunque non ci fa caso e passa buona parte del tempo appiccicato alle prime file. La sezione ritmica conferma l’ottimo stato di forma riscontrato sull’ultima prova in studio: Koller in particolare, nonostante i suoni non all’altezza (problema riscontrato in tutte le esibizioni) abbiano minato soprattutto la comprensibilità della batteria, fa la parte del leone, sfoggiando una prestazione scenica e soprattutto fisica di primo livello. Newton risponde muovendosi come un ossesso e cercando spesso il coinvolgimento del pubblico, intervenendo talvolta anche nelle pause tra i brani… venendo prontamente sovrastato da Bannon, notiamo sorridendo. La scaletta ovviamente dà spazio all’ultimo capolavoro All We Love We Leave Behind, e non possiamo che esserne felici (anche se avremmo preferito sentire pure qualche pezzo in più, piuttosto che certi trascurabili estratti da Axe To Fall), sensazione condivisa anche da buona parte del pubblico, che sembra avere già una certa dimestichezza con i pezzi dell’ultima fatica. “Aimless Arrow”, “Trespasses” e la bellissima “Sadness Come Home” fanno un’ottima impressione, “Empty On The Inside” è decisamente più coinvolgente e trascinante dal vivo che su disco, ma è “All We Love We Leave Behind” il vero e proprio inno che anima la platea e conferma quanto la gente ami ancora i Converge e quanto adori perdersi nel loro abbraccio nichilista. C’è spazio pure per qualche gemma tratta da Jane Doe (non saranno mai abbastanza, ma per sentirne di più bisognerebbe tornare indietro di un decennio!), l’ultima delle quali è “The Broken Vow”, che precede l’uscita di scena della band. Ovviamente non ci casca nessuno, in un minuto i Converge sono già su per la conclusione che tutti un po’ si aspettano: puntualmente arriva “First Light” / “Last Light”, la doppietta d’apertura dello straziante You Fail Me, ennesimo apice emotivo di un concerto che ci ha fatti tornare un po’ adolescenti e allo stesso tempo ci ha confermato che questi ragazzi, ormai quarantenni, sono ancora in uno stato di forma strepitoso. Saranno anche stufi di far le rivoluzioni, ma finché continuano a correre a questo ritmo sia su disco che sul palco noi non ci stancheremo mai di comprare i loro dischi e macinare chilometri sulla strada per gustarceli dal vivo. Buon anno a tutti.
Setlist:
Heartache
Concubine
Dark Horse
Heartless
Aimless Arrow
Trespasses
Bitter And Then Some
All We Love We Leave Behind
Sadness Come Home
Glacial Pace
Cutter
Worms Will Feed Rats Will Feast
On My Shield
Damages
Axe To Fall
Empty On The Inside
Eagles Become Vultures
The Broken Vow
– Encore –
First Light
Last Light