1. Malato Terminale
2. Fumo Passivo
3. Strage di Ostacoli
4. Regime Artificiale
5. Lapide Rimossa
6. Promo-parassita
7. Soggetto Leucemico
8. (10) Passi Falsi
9. Occhi Trapiantati
10. Anima in Disgregazione
11. Senza Impronte
12. Nemico a Terra
13. L’Apice Estremo
14. Sconfitto di Ritorno
15. Agonia di un Rientro Forzato
16. Marcatori Positivi
17. Splendore e Tenebra
18. Morti Asintomatiche
Chi avesse letto la mia recensione in merito al redux di Misantropo A Senso Unico saprà quanta ammirazione, stima attitudinale ed amore musicale il sottoscritto abbia per i Cripple Bastards, soprattutto per il fatto che, nel corso degli anni, pur con l’evoluzione dei gusti personali e quant’altro, sono una di quelle pochissime band che, emotivamente, non hanno mai smesso di comunicarmi qualcosa, sia su disco, sia dal vivo.
Lo ammetto: non essere ‘schierato’ per la recensione che segue, per quanto mi riguarda, è piuttosto difficile. Ma, attenzione. Non faccio parte – o almeno, spero di non aver mai dato quell’impressione – di quei ‘recensori-fan’ che benedicono a priori qualsiasi cosa la propria ‘band-feticcio’ produca, anzi: proprio in quanto fan, pretendo dai miei ‘idoli’ il massimo e desidero che ogni disco spacchi sempre di più rispetto al precedente, continuando a nutrire la mia fame nervosa di musica nei loro confronti. Quindi, casomai uscisse un disco pessimo firmato dal quartetto grind astigiano, penso che potrei essere fra i loro critici negativi più spietati, ma (perdonate lo spoiler) non è assolutamente il caso di questo Nero in Metastasi.
Nero in Metastasi può piacere a tutti. Come, che so io?, la saga de “Il Signore degli Anelli” (a me non piace, in verità, ma vabbè: sto facendo un esempio), una serie di film che ha saputo far prendere bene nerd d’ultima, come d’antica generazione, bimbiminkia che seguono i gusti del branco, genitori e figli, nonni e nipoti e quant’altro. Ma, sicuramente, quelli che se la saranno goduta di più, quelli in grado di comprendere ciascun episodio nel profondo, saranno stati coloro che hanno letto con attenzione e passione i libri di Tolkien (che a me continuano a non piacere; ricordo comunque che sto sempre facendo un esempio e presto arriverò al nocciolo della questione), magari da giovani, mentre sognavano o paventavano la possibilità di un film basato su questo soggetto: ecco, lo stesso vale per Nero in Metastasi. Non ho dubbi che piacerà a tutti gli amanti dell’estremo; le potenzialità ci sono, e alla grande: nell’album sono presenti elementi che possono interessare sia chi ha scoperto di amare growls e blastbeats da pochi giorni, sia chi ascolta di tutto un po’ dai Cannibal Corpse in poi, sia chi ascolta grindcore in maniera ultraortodossa, sia chi apprezza le sperimentazioni post-core, fino al poser che va dietro a quello che più piace per farsi figo dei propri gusti musicali, e a chi vuol fare bella figura, facendo una recensione/esercizio-di-stile su una band, oramai, considerata “di culto” (= inattaccabile) nella scena estrema internazionale. Ma soltanto chi ha vissuto sulla propria pelle i Cripple Bastards noiseggianti, caotici, punk-zozzoni e nervosi come il vento degli esordi, potrà veramente capire la profondità, il valore e l’unicità di questo disco. Partendo già solamente dall’etichetta produttrice, la Relapse, simbolo d’estremo ‘di qualità’, soprattutto per grind e death metal, con la quale la band ha rapporti da una vita, ma con cui, per uno scazzo e l’altro, solo ora s’è giunti ad un contratto. Un traguardo simbolico su molti fronti: l’esserci ancora dal 1988 ad oggi, dopo una serie infinita di split, compilations, tapes, tour guidando su una familiare e concerti nelle locations più imbarazzanti, per molti versi, è già una vittoria; ventisei anni per un gruppo grindcore con radici profondissime nell’underground più melmoso equivalgono, nel mondo ‘normale’, alla carriera dei Rolling Stones, se non qualcosina di più.
Senza avere inalato il cancro della produzione marcissima di Your Lies In Check, non si potrebbero capire i riff presenti nelle parti centrali di “Fumo Passivo” e “Lapide Rimossa”, né l’attitudine profondamente hardcore di “Marcatori Positivi”, “Senza Impronte” o “Regime Artificiale”; senza avere sentito Almost Human, non si concepirebbero le melodie, le atmosfere malate ed estranianti che sbucano nel caos generale, à la “Pete the Ripper”; senza un Misantropo A Senso Unico, capire quale percorso stiano prendendo le lyrics in madrelingua di Giulio the Bastard sarebbe un’impresa possibile, come godersi le parti recitate – letteralmente agghiaccianti – presenti sulla già citata “Lapide Rimossa” e su quel pezzo unico che è “Splendore e Tenebra” (coi suoi nove minuti può essere considerata la “Sun-Ra” dei Cripple? Ma non diciamo cagate; zero paragoni: i CB sono i CB!), senza avere mai sentito “Il Tuo Amico Morto” è apprezzabile, ma non ha lo stesso sapore; senza avere almeno tentato di comprendere le schegge noisecore con cui la band fece nei primi anni Novanta i suoi primi vagiti/ruggiti, “Passi Falsi”, evoluzione mentale ed attitudinale di quel passato così istintivo e selvaggio, potrebbe superficialmente sembrare una serie di fillers fini a se stessi… e gli esempi potrebbero andare avanti.
Nel concreto: produzione fantastica, non più metal-oriented come su Variante alla Morte, ma molto più –core (anche se, più d’una volta, ho sentito tante atmosfere che non sarebbero stonate in vecchi album dei Darkthrone, in culo al 90% dei gruppi postcore che vogliono provare a infarcire le loro sonorità di black metal), a dare incisività e veracità al tutto, anche quando i riff (tanti) ed i solos (pochi; ad opera del misterioso axeman Wild Vitto, per ora mai visto dal vivo all’opera con la band) sono di palese gusto slayeriano; Al Mazzotti, alla batteria, è un treno infermabile, incapace di star fermo un solo secondo, sempre pronto a blastare, quanto a fare giochini sui piatti, incastri e riempitivi capaci d’alternare tecnica e gusto; Giulio è “The Bastard” più che mai, con una performance vocale forse meno nervosa e istintiva rispetto a qualche tempo fa, ma cinica, maniacalmente calcolata e fredda, spietata come non mai – roba da gotha dei vocalists del genere, per intenderci.
La grandezza di Nero in Metastasi è riuscire a contenere in sé tutta la storia dei Cripple Bastards, pur rinnovandola, anzi, evolvendola, con la maturità di chi è sulla scena da quando meritava esserci; è il disco che nessuno s’aspettava, ma che tutti desideravano, a causa dei tanti ‘passi in più’ fatti, senza però snaturare l’attitudine… e dire che, fino a poco fa, nessuno si sarebbe immaginato, da loro, qualcosa di meglio rispetto all’egregio Variante alla Morte.
Il 2014 è iniziato da poco e, a mio umilissimo parere, già abbiamo un (il?) disco dell’anno. Who’s next? Supportateli il 14 febbraio, quando l’album sarà disponibile everywhere. Grandiosi: nient’altro da aggiungere.
9.0