(Translation Loss, 2011)
1. What You Dream Of
2.GhostCity
3. The Silver Hammer
4. Cellar Holes From A Lifetime Ago
5. Endless Midnight
Lo scioglimento degli Isis ha lasciato un grande vuoto in molti di noi, appassionati di musica alternativa, sperimentale, estrema, oltre che nel panorama post metal (e non solo) mondiale. Bisogna però dire che i vari componenti della band ce la stanno mettendo tutta per colmare questo vuoto, e per nostra fortuna in modi molto diversi tra loro (e forse questo ci fa capire perché non potremmo più ascoltare capolavori sotto il nome “Isis”). Aaron Turner è sempre stato il più produttivo, sia attraverso la sua Hydra Head Records, sia con i suoi innumerevoli progetti musicali; in tanti gruppi troviamo anche il nome di Bryant Clifford Meyer, anche se la sua miglior creatura è sicuramente la post rock band strumentale Red Sparowes.
Finalmente si sveglia anche Jeff Caxide, proponendoci, sotto il nome Crone, questo Endless Midnight, mixato dall’ex batterista degli Isis Aaron Harris (che nel frattempo, misteriosamente, si è messo a fare il roadie per i Tool…mah!) e con la partecipazione dei due succitati ex-compagni di viaggi musicali. Se vi state già emozionando al pensiero di una reunion, però, è meglio che rimaniate coi piedi per terra: i collegamenti tra questo Endless Midnight e un Wavering Radiant o un Panopticon sono davvero pochissimi.
Arriviamo al dunque: stiamo parlando di un disco ambient. Se parlando di Isis potevamo sbizzarrirci in definizioni più o meno articolate, in questa occasione Caxide ha deciso di sviluppare solo un piccolo elemento della musica proposta dalla sua vecchia band, che era evidente più che mai in alcuni pezzi di Wavering Radiant, in quei brevi momenti in cui le chitarre lasciavano il posto al synth e alle contaminazioni elettroniche.
I punti di contatto finiscono qui, e il bello è che se non avessimo saputo chi c’era dietro questo album, probabilmente non avremmo ancora scritto niente in questa recensione. Perché stiamo parlando semplicemente di 50 minuti di musica ambient, malinconica e solo a tratti evocativa, che richiama alla mente sia il solito Brian Eno, sia alcuni progetti di Justin Broadrick, nonostante i risultati non siano neanche lontanamente simili ai capolavori composti da questi due grandissimi.
Endless Midnight è un bel disco, un sottofondo piacevole e, a tratti, un buon mezzo di trasporto per viaggi nell’inconscio, in paesaggi deserti o magari dentro sé stessi. Ma niente di più. La Translation Loss, nel promuoverlo, ha probabilmente guardato più ai “nomi grossi” coinvolti che all’effettiva sostanza della musica, anche perché di solito l’ottima label si occupa di cose un po’ diverse. Se questo tipo di musica vi annoia, non fatevi attirare dalla presenza di tanti ex-Isis, e non spingetevi più in là di un semplice ascolto curioso. Se invece avete anche solo un minimo di dimestichezza con queste sonorità, converrete con noi nel pensare che questo album, dopo tutto, ha molto l’aria di uno svago, creato da un amante dell’ambient, per gli amanti dell’ambient. Ma dopo tutto, per stavolta ci può anche bastare.
Voto: 6.5