(Indie Recordings, 2013)
1. The One
2. I: The Weapon
3. Vicarious Redemption
4. The Sweep
5. Synchronicity
6. Mute Departure
7. Disharmonia
8. In Awe Of
9. Passing Through
Vertikal era inevitabilmente uno dei dischi più attesi del 2013. Considerata l’esponenziale crescita “mediatica” che ha avuto il cosiddetto post metal, e il tempo sostanzialmente fuori dalle scene trascorso dai Cult Of Luna, l’attesa per questo album s’era fatta spasmodica. In più, con gli Isis sciolti e i Neurosis un po’ in “crisi d’identità” (ma loro se ne fregano bellamente), sembra davvero che sia giunto il momento per questa band di diventare definitivamente leader della “scena” o presunta tale.
Cinque anni sono passati dall’ultima opera, quell’Eternal Kingdom che era sì un bel disco ma che sostanzialmente riassumeva quanto fatto in passato; era il quinto lavoro in meno di un decennio, quella di prendersi una pausa è stata dunque una scelta saggia, soprattutto considerando le possibili tentazioni di tornare sul mercato con un prodotto che avrebbe destato subito grandi attenzioni a prescindere dalla qualità. Apprezziamo perciò la scelta dei Cult Of Luna che, una volta esaurito il contratto con la Earache e firmatone uno con la Indie, hanno deciso di dare alla luce un album che potesse realmente confrontarsi con il proprio folgorante passato.
Vertikal non è ai livelli di Salvation, ma è comunque molto più di quanto, cinicamente, ci aspettassimo. Pur avendoli sempre molto apprezzati in passato, ci chiedevamo malignamente come si sarebbero sentiti i Cult Of Luna a “camminare con le proprie gambe”, dopo essere stati sempre dei comprimari nel panorama “post” metal mondiale, spesso accusati di seguire un po’ troppo il tracciato degli Isis. Ecco, c’è da dire che fin dal primo ascolto abbiamo individuato malcelati riferimenti a Wavering Radiant, ad esempio in maniera lampante nella seconda traccia “I: The Weapon” (furbescamente lanciata come primo pezzo in streaming), ma col passare degli ascolti abbiamo dovuto dare atto ai Cult Of Luna di aver scritto davvero il grande disco che tutti si aspettavano da loro.
Elemento centrale di Vertikal è il concept, basato sul film di Fritz Lang Metropolis (capolavoro del 1927 che nell’immaginario di molti è solo roba da nerd del DAMS), essenziale non solo a livello lirico: il tema della prima traccia “The One” riproposto come leitmotiv in altri punti del disco è un giochino che in fondo piace, ma è soprattutto il modo che gli svedesi usano per rievocare le visioni di Lang che riveste un ruolo fondamentale nell’economia dell’opera. L’ambientazione futuristica è il pretesto per andare a ripescare, addolcendone la forma, gli orrori industriali dei Godflesh: magari non si arriverà a quei livelli, ma almeno si va oltre la sterile alternanza parte incazzata / parte melodica che in qualche momento imprecisato della storia musicale recente è diventata la caratteristica principale di questo cosiddetto genere.
Altro elemento che ci stupisce piacevolmente è l’abbondante e intelligente uso dell’elettronica. Tastiere e sintetizzatori si ritagliano uno spazio inimmaginabile in precedenza, e il risultato piace senz’altro: in alcuni momenti arrivano ad avere un ruolo quasi dominante, quando le chitarre si fanno da parte. Sono episodi presenti in diversi punti della tracklist, che non diminuiscono di fatto l’importanza delle “solite” chitarre à la Cult Of Luna, ma che ne ampliano notevolmente la capacità di avvolgere ed emozionare. Stupiscono infine anche alcuni interventi di voce pulita posizionati nelle tracce conclusive, davvero azzeccati e per nulla ruffiani, nonostante lo sconcerto iniziale.
Se Vertikal fosse stato un proseguimento del percorso, chiaramente concluso, di Eternal Kingdom, la nostra valutazione sarebbe stato senz’altro meno positiva. Tuttavia, con pochi interventi mirati i Cult Of Luna sono riusciti a impreziosire il loro sound, ponendo le basi per interessanti possibili sviluppi futuri. Questo non è ancora il disco della (seconda) consacrazione, ma è una svolta importante, per quanto non rivoluzionaria, nella carriera della band svedese. Se non si faranno travolgere dall’entusiasmo che Vertikal sta suscitando nel mondo e continuerà a suscitare, se avranno voglia di osare ancora di più, e se costruiranno il prossimo lavoro con la stessa calma avuta per questo, avremo ancora di che godere. Sperando che intanto ci abbandoni la sensazione di stare ascoltando l’ultimo gemito di un filone che ormai ha sempre meno modi per stupire.
8.0