(Season of Mist, 2011)
1. Amidst The Coals
2. Carbon-Based Anatomy
3. Bija!
4. Box Up My Bones
5. Elves Beam Out
6. Hieroglyph
Atipica.
Questa la parola migliore per definire la carriera dei floridiani Cynic; divenuti una cult-band nella scena death metal grazie al debut album Focus, considerato una perla del genere ed estremamente attuale ancora oggi, si sono sciolti un anno dopo l’uscita di tale capolavoro per poi riunirsi nel 2006, ben dodici anni dopo. Da allora la band ha pubblicato, nel 2008, il secondo album Traced in Air ed il trascurabile EP Re-Traced.
Il 2011 vede la pubblicazione del nuovo EP Carbon-based Anatomy col quale la band riprende il percorso già tracciato col secondo album, ampliandone il panorama sonoro, mettendo da parte gli stilemi death metal e dando libero sfogo alle influenze jazz e fusion: messo in chiaro il non volersi ripetere propinandoci la seconda parte di Focus, i Cynic propongono un disco sospeso tra il progressive e l’avant-garde (metal?) dai connotati fortemente sperimentali. Le parti vocali, sempre più emotive, creano melodie fantasiose e rilassanti, perfetta cornice ad uno sfondo fatto di intrecci di chitarre squisitamente brillanti: scintille al buio sorrette da una sezione ritmica di primo ordine composta da superbe linee di basso ed il drumming di Reinterd, abile creatore di trame sonore intelligenti e ricercate.
L’intero lavoro è velato da un manto spirituale, brillante nelle sonorità e sfaccettato quanto un diamante, capace di cullare l’ascoltatore gettandolo in una spirale di sensazioni rare e positive, un turbinio emozionale che conduce alla catarsi e ad uno strano stato di benessere. La ricchezza dei contenuti e l’immediatezza di questo lavoro sono come un fiume, che sfocia in un delta dalle infinite possibilità di percorso, ma alla cui fine esiste un solo ed unico arrivo: la suggestività dell’oceano sonoro dei Cynic. I termini di paragone sono ben pochi, come da tradizione il combo floridiano si rivela originale ed unico, sensei di un suono “nuovo” che non teme confronti. Carbon-based Anatomy scorre via senza che ce se ne accorga ed suoi 23 minuti di durata sembrano attimi sospesi nell’infinito: colpiscono, coinvolgono, stupiscono, si materializzano e si smaterializzano ogni qual volta un brano inizia e finisce, con il tunnel di luce bianca che alla fine di tutto si esaurisce e, nel giro di pochi istanti, svanisce nel nulla privandoci di ogni memoria riguardante ciò che abbiamo ascoltato. Ci consente di percepirne e comprenderne l’essenza, non dandoci però alcuna chance di immortalarne il ricordo, escludendo così la possibilità di alienazione dello stesso.
Non saranno più la gioia dei deathsters e dei metalheads amanti delle sonorità più dure ma, con la loro continua evoluzione, i Cynic ci regalano una maestrale prova di abilità nel generare qualcosa di nuovo che oltrepassa i confini già descritti, nuovi orizzonti da esplorare e modi alternativi di intendere il metal, se di metal stiamo ancora parlando. Una band visionaria dalla concezione musicale irrazionale, ma abile nel rende il quadro chiaro ed estremamente razionale.
8
NB: l’artwork di Carbon-based Anatomy, così come fu per Focus, è stato realizzato da Robert Venosa, scomparso lo scorso 9 agosto.