(Century Media Records,2014)
1. Venereal Dawn
2. Lloigor
3. Betrayal And Vengeange
4. Chrysalis
5. I Am The Jigsaw Of A Dying God
6. The Deep
7. Odem
8. Luciform
9. On Fever’s Wing
A cinque mesi di distanza dalla sua ultima fatica con i Tryptikon, Viktor Santura torna agli onori della cronaca col nuovo parto della sua band d’origine, ovvero i Dark Fortress, alfieri di una personalissima visione del black metal melodico che ha sempre diviso i pareri: da una parte chi non ha mai riconosciuto nei ragazzi tedeschi alcuna qualità particolare e dall’altra parte chi ha sempre goduto della loro spiccata voglia di far evolvere il proprio sound facendosi influenzare dai vari sottogeneri estremi del metal, riuscendo così a creare un sound distintivo tale per cui risulta difficile scambiarli con altri gruppi del filone melodic black in cui molta gente tende a categorizzare il loro sound.
Questo nuovo lascito dei bavaresi continua sulla strada intrapresa dal 2006 con Eidolon, disco black fortemente contaminato dal death, proseguita con Ylem, lavoro sperimentale nella sua unione di tetre atmosfere e metodicità, e qui ancora in piena elaborazione, sconfinando ulteriormente verso una componente dai tratti epic e dando visibilmente più spazio alla loro componente melodica, a partire dagli arpeggi particolarmente elaborati fino ai cori presenti in quasi tutte le tracce. Come era lecito aspettarsi, anche la componente tecnica è salita di un ulteriore gradino e possiamo gustarci qui la presenza di canzoni sì più articolate e dinamiche (nonché più mature rispetto a certi inciampi notati nel lavoro precedente) ma purtroppo anche esageratamente lunghe, tanto da stancare alla lunga per via della loro ripetitività.
Ci vengono fornite in tutto nove canzoni, a metà tra la classica aggressività del black contaminato dal death ed episodi che stavolta paiono aver risentito in parte del lavoro dei colleghi Keep Of Kalessin in non pochi passaggi. Questa particolare vicinanza a livello di feeling si può notare essenzialmente a partire dagli inserti acustici di chitarra (estremamente godibili a dire il vero) fino a certi suoni di synth che fanno vagare la mente verso i lidi battuti dai norvegesi negli anni addietro. La prestazione di Morean non convince del tutto in questo lavoro e, sebbene la sua abilità di paroliere sia più che confermata dagli ottimi (lunghissimi!) testi, la sua voce viaggia sempre su toni particolarmente monotoni che, considerando la ripetitività dei riff ma anche la loro struttura più vivace ed epica, influiscono negativamente sulla assimilazione dei brani stessi. Per il resto tutti gli altri ragazzi sono musicisti ferrati, che ci fanno invidiare la loro abilità tecnica nonché il gusto di alcuni passaggi, specialmente per quanto riguarda il lavoro solista di Santura, ormai a tutti gli effetti uno dei migliori chitarristi black metal in circolazione.
Le tracce che si ricordano più piacevolmente nell’intero platter sono indubbiamente la titletrack, lunga ma sufficientemente coinvolgente (ottima l’idea dei cori in Nahuat, antico idioma sud-americano) e la sesta “The Deep”, quasi totalmente in acustico, un brano in cui le influenze dei Keep Of Kalessin si fanno più spinte ed evidenti (nell’edizione limitata troverete una decima traccia, “The Deep (Acoustic Version)”, completamente strumentale), ma comunque sono sicuro che in ogni brano troverete delle sezioni ritmiche o soliste più che godibili, come ad esempio la ottima sezione di bridge in “Odem”, nella quale i Dark Fortress tornano ad essere per poco gli oscuri menestrelli del black atmosferico che li fece conoscere.
I ragazzi bavaresi non arrivano all’eccellenza con questo ultimo lavoro, ma il loro cammino è ancora lontano dall’essere a completamento e noi staremo pazienti ad aspettare la loro prossima composizione, che di sicuro non ci lascerà indifferenti, come ogni loro lavoro.
7.0