(Avantgarde Music, 2014)
1 Dark 4.18
2 Dark 4.19
3 Dark 4.20
L’universo. Gelido, in espansione. Freddo cosmico, galassie desolate inesplorate.
L’ascolto del nuovo lavoro degli svizzeri Darkspace potrebbe tranquillamente essere riassunto semplicemente dall’incipit di questa recensione. Il trio di Berna ci propone in questo Darkspace III I tre tracce (per un totale di 64 minuti!) un black metal atmosferico, intriso di influenze elettroniche, che non sembra provenire da questo pianeta.
“Dark 4.18”, brano d’apertura del disco, nell’arco dei suoi ventisette minuti si muove fra accelerazioni devastanti dettate dalla drum machine (che in questo caso risulta assolutamente funzionale allo scopo del gruppo e si fonde magistralmente nello zibaldone cosmico creato dagli svizzeri, sentire per credere), pause improvvise che aumentano l’inquietante sensazione di smarrimento cosmico e un’ossessività che costituisce il vincolo fra black metal e elettronica. La seguente traccia, “Dark 4.19”, sebbene non cambi le carte in tavola, incorpora elementi più tradizionali (termine da prendere con le pinze) quali il riff portante, passaggi più contemplativi, le solite glaciali fughe in avanti e in generale si ha la sensazione che i Darkspace siano qui riusciti ad imbrigliare il caos nel quale inevitabilmente si muovono per portarlo al proprio servizio. Probabilmente il miglior pezzo del lotto, non a caso è anche quello in cui gli elementi elettronici sono meglio integrati. Con “Dark 4.20” i Nostri riprendono il discorso dell’opener: urla disumane, velocità marziale e furiose armonie di chitarra che dipingono il paesaggio all’esterno della navicella spaziale nella quale ci troviamo, con un finale angosciante. La navicella, ormai quasi completamente distrutta, è atterrata…
Se parliamo di influenze, è veramente complicato trovare dei riferimenti precisi: logicamente le classiche influenze black si fanno sentire, insieme a spiccate venature elettroniche, ma i Darkspace, nel loro viaggio cosmico, vanno più in là, cercano territori e strade molto poco battute. Per spirito sicuramente si può pensare a gruppi quali Midnight Odissey e Paysage D’Hiver (non a caso side project di uno dei chitarristi\cantanti). In definitiva, Darkspace III I è un ottimo album, molto ostico, che richiede ben più di un ascolto per poter essere apprezzato: il limite è rappresentato probabilmente dall’eccessiva lunghezza, che a volte porta a dei momenti di stanca o a situazioni di eccessiva ripetitività. In ogni caso parliamo di un gran lavoro, che ci consegna, sei anni dopo il precedente LP, un gruppo assolutamente sottovalutato che può ormai ambire ad ergersi come influenza importante nel panorama black \ ambient attuale.
“I found the hatch. I got the airlock status display panel here. There’s no lights… No power… We’re going in..”
7.5